Regia di Axelle Ropert vedi scheda film
Dimitri e Boris sono due fratelli medici, inseparabili sia nel lavoro che nel quotidiano. Abitano ed esercitano nel XIII arrondissement di Parigi. I loro rispettivi appartamenti sono dirimpettai e l’uno può osservare o chiamare l’altro dalla finestra. Fin dalle prime battute, sorge il sospetto che il loro rapporto sia fin troppo stretto, rasentando una sorta di interdipendenza esistenziale e affettiva. Sono entrambi scapoli e privi di vere e proprie relazioni sociali fuori dalla sfera professionale. Una sera, vengono chiamati dalla vicina di una ragazzina affetta da diabete. La madre Judith, single e cameriera di notte in un bistrot, è costretta ogni sera a lasciar sola la figlia. I due medici prendono in cura la piccola, fanno conoscenza di Judith ed entrambi se ne innamorano, con conseguenze che modificano radicalmente il loro rapporto. La donna sembra accettare la corte di Boris e respingere le attenzioni di Dimitri. Un bel giorno, però, riappare il padre della bambina e Judith decide di riprendere la relazione, non fosse che per il bene della loro figlia. Ostilità e rivalità tra i due fratelli cessano di esistere, ma qualche cosa si è definitivamente spezzato. Dimitri lascia Parigi. La vita continua.
Due uomini che s’innamorano della stessa donna non è certo il colmo dell’originalità nella narrativa di ogni genere. La regista Axelle Ropert, qui al suo secondo lungometraggio, vi inserisce tuttavia alcuni elementi interessanti che lo salvano dalla banalità. In primo luogo, la descrizione del rapporto tra i due fratelli è assai perspicace, scava sotto le apparenze e si astiene dallo schierarsi a favore dell’uno o dell’altro. Le due figure sono fisicamente e psicologicamente assai diverse: Boris è ben piazzato, moro e affascinante; Dimitri è di piccola statura, piuttosto timido e per giunta frequentatore degli alcoolisti anonimi. Altro tratto originale è l’ambientazione della vicenda in uno degli arrondissements parigini meno frequentati dalla cinematografia francese, quel “Treizième” incolore ed esteticamente irrilevante, abitato da una folta colonia cinese. Le scene di consultazioni mediche, prevalentemente con pazienti giovani o giovanissimi, colpiscono per la naturalezza dei dialoghi e la simpatia che riescono a suscitare i due medici fratelli. Una segnalazione merita in particolare la spontaneità recitativa della piccola Paula Denis nel ruolo di Alice, la bambina diabetica. Come spesso accade, il suo calvario l’ha fatta crescere a tappe forzate e non può che suscitare tenerezza ed empatia nello spettatore. Più sacrificata appare invece la partecipazione di Louise Bourgoin nelle vesti di Judith, madre di Alice. Il film si concentra essenzialmente sulle dinamiche relazionali della coppia maschile, lasciando in secondo piano il personaggio che la mette in crisi. La pur brava attrice, giunta alla ribalta grazie al meteo televisivo, può essere ricordata in Italia per la sua brillante partecipazione in “La fille de Monaco” di Anne Fontaine nel 2008, dove interpreta - guarda caso - una presentatrice del meteo...
Un film delicato e mai urlato, nonostante le lacerazioni cui sono soggetti i vari personaggi. Scarso successo di pubblico in patria, ma molto apprezzato dalla critica.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta