Regia di Fulvio Wetzl, Laura Bagnoli vedi scheda film
La madre di Renata Pfeiffer, coi suoi capelli fulvi, forse fu modella per Egon Schiele;?suo marito, Enrico Bagnoli, era un fumettista e illustratore che da L’intrepido ha attraversato i decenni fino a Martin Mystère: per lei, Renata, l’arte è qualcosa che si respira e si vive ogni minuto della giornata. Una cosa di famiglia;?infatti a coadiuvare Fulvio Wetzl in questo ritratto d’artista è proprio la figlia Laura Bagnoli, e la dimensione intima (e affettuosa) del documentario si fa lampante. Pittrice votata alla ricerca di materiali e suggestioni, la Pfeiffer ha utilizzato nel corso degli anni il metallo, gli smalti industriali, perfino radiografie (sempre di famiglia), plasmando la materia nel segno di un’arte armoniosamente in bilico tra astratto e figurativo. Sullo sfondo, sempre, la sua Milano, città amata e musa dal ronzio costante. Nel tracciare il breve profilo di una donna dal lunghissimo percorso (oggi, ottantaduenne, più attiva che mai), Wetzl e Bagnoli scelgono di mettere in primo piano le opere, quanto e più della loro creatrice: protagoniste di animazioni e costantemente presenti a incorniciare il volto di Renata, le sue composizioni invadono lo schermo, a tratti ingombrandolo e spezzando il ritmo di un’opera piccola ma sincera. Ma la Pfeiffer, con l’energia di una debuttante, sa conquistarsi i suoi spazi: artista che ama le trasparenze (che si tratti di creature degli abissi o di ossa radiografate), si sovrappone vivacemente ai suoi stessi quadri, guadagnandosi il primo piano.
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