Regia di Fulvio Wetzl, Laura Bagnoli vedi scheda film
Io non conosco bene il cinema, conosco quello che vedo.
E quello che ho visto è stato un rincorrersi di arte e bellezza, un susseguirsi di colori e animazioni, un accogliere e raccogliere emozioni che partivano sì dalla pittrice, ma passati anche dai registi e offerti a noi spettatori come piccole visioni di cui far tesoro.
La storia di questa donna spazia nella bellezza, la sua. E non solo una bellezza di tratti, ma l'incanto di osservare il fondo dell'anima dal punto più basso, quello in cui le forme diventano scure. Il coraggio non le manca e le affronta, inserendo trasparenze e gioielli preziosi a ingentilire la paura.
E' perfetto così.
Gli artisti devono vivere nell'amore. Le loro vite devono essere perpetrate nell'amore. A volte cambia la forma o il linguaggio, ma il filo deve essere quello.
Questa figlia vive l'amore cento volte, lo lascia, lo prende, lo vive, lo usa e le tracce che lascia sono evidenti e chiare e donano a chi osserva le emozioni di un grande sentimento.
Da poco ho imparato a conoscere e capire le opere di questo artista.
In questo film, arduo e delicato al tempo stesso, quando la storia della pittrice assume forma umana, inizia il lavoro del regista.
Inizia la danza delle creature degli abissi, Lui con delicatezza estrema raccoglie, esalta, anima e alleggerisce, sottraendo paura ai terribili mostri che si affacciano alla coscienza.
Figura imponente. Di grande insegnamento.
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