Regia di Fulvio Wetzl, Laura Bagnoli vedi scheda film
Il film-documentario Prima la trama, e poi il fondo è un film artistico per contenuto e forma… ossia per la trama delle immagini, a tratti intervallata dalla narrazione, che il regista Fulvio Weltz e Rita Bagnoli, anche figlia della protagonista, producono nel ritrarre oggetti già in sé artistici. Si tratta di un ‘opera d’arte dentro un’ opera d’arte…..non a mo’ di scatole cinesi che si rimandano nel vuoto il vuoto …ma una forma artistica che racchiude un tutto pieno altrettanto artistico che in questo rimando si riproduce e si moltiplica. La storia è quella di una donna, Renata Pfeiffer, che non solo ricrea la sua arte, ma ricrea la sua vita stessa, alla veneranda età di 83 anni, dopo un tumore e la perdita del marito compagno di vita e di lavoro, suo maestro d’Arte, il famoso fumettista Enrico Bagnoli. Questi tragici eventi avrebbero portato ,anche per l’età, chiunque alla totale paralisi, invece inducono solo nella nostra autrice un letargo, un letargo, per così dire, produttivo. Renata riesce al risveglio addirittura a fare di un ostacolo uno strumento d’innovazione: aveva lavorato per una vita con smalti industriali che le avevano provocato il tumore, non potendoli più usare per pericolo di ricaduta, pensa di sostituirli con metalli.. e con pezzi di sue radiografie. Compone quindi quadri con rilievi di figure , anche quadri con gioielli incorporati ma da potere utilizzare e di nuovo riporre nella loro composizione originaria quasi una custodia, uno scrigno a cuore aperto……..Questo cambiamento del materiale comporta anche una mutazione degli oggetti delle sue composizioni..non più solo trame di mappe di città che si sovrappongono in una trasfigurazione fantasmatica , raffigurazioni preferite nei primi suoi 80 anni, ma sottili rilievi di ossa, pesci e abitanti dei profondi abissi marini.L’artista come molte volte fanno le donne non ha mai separato realtà e immaginazione, e anche qui presa dal desiderio di inabissarsi, come lei dice, s’inabissa nel mare ma anche nel mare magnum della sua interiorità e fa emergere il meglio di sé, il meglio della sua grande capacità creativa .Ci narra lei stessa,che si era tenuta, claustrofoba, sempre in superficie e da lontano, a ritrarre le città soprattutto la sua Milano. Dopo quel letargo non tanto breve, scende, quindi, nel fondo del mare dove non giunge mai alcuna fotosintesi di luce, per ritrarre esseri piccoli trasparenti evanescenti a tratti fosforescenti dalle molteplici forme…forme che sembrano frutto di mera fantasia…ma che invece sono oltremodo reali ...E’ qui che il regista raggiunge livelli sublimi di raffinatezz, accostando alle composizioni artistiche le immagini riprese dal vero, quasi a riprova di un parallelismo tra il desiderio di inabissarsi della protagonista nel lato più oscuro della sua interiorità e l’inabissarsi reale nel fondo più profondo e oscuro del mare. Ed è qui che noi spettatori diveniamo anche protagonisti di una metamorfosi: improvvisamente il lato oscuro della psiche paragonato a questi esserini invertebrati ci appare come la cosa più limpida e cristallina, e proprio a partire da quel fondo siamo sollecitati a fare pulizia delle opache e pesanti zavorre che occupano la nostra anima. L’arte per essere Arte non può non essere che catartica, lo diceva anche Aristotele.
Giovanna Borrello
La storia è vera come la sua protagonista
fa tutt'uno con le immagini
nulla
Lo suo sguardo femminile di Rita l'ho notato nella ripresa della sua genealogia femminile un riquadro delicatissimo di quattro donne : Renata, sua madre, poi Lei Rita Bagnoli, sua figlia.... e infine sua nipote.
Furvio Weltz l'ho immaginato come unico regista dell'ultima parte, quella che ritrae gli abissi marini e gli abissi della psiche di Renata
Una donna che diventa più bella ebrava con l'età che avanza.....ha raggiunto quasi l'apice ora a 83 anni...ma ha ancora avanti tanto futuro..... lo leggo nel suo sguardo intenso
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