Regia di Ryan Gosling vedi scheda film
Eh, queste cose succedono. Ovvero, attori che s'improvvisano registi (e sceneggiatori) e si divertono a girare film. A qualcuno va bene o molto bene (Clint Eastwood, per esempio), molti altri rimangono relegati al culto o alla dimenticanza. "Lost River" è il perfetto film per la "dimenticanza": un incredibile pasticcio che si muove parodisticamente fra il cinema di Lynch, quello di Burton e il Terry Gilliam di "Tideland". Vi si aggira come un bambino pacioccoso, capriccioso e, ovviamente, infantile. Gosling, dall'alto del suo ego, se lo scrive pure, che se, magari, lo avesse fatto sceneggiare a qualcun altro, forse, ma molto forse, il risultato sarebbe stato almeno accettabile. L'atmosfera cupa e da Grand Guignol permea tutta la pellicola, senza un senso alcuno, se non per forzare la mano sulla decadenza della società americana colpita dalla crisi economica, e dentro questo teatro demente e psicopatico, si aggirano personaggi alla Lynch, (eresia, ovviamente), storditi, inutili, tristi e narcolettici, che s'incrociano in storie banali e senza sbocco alcuno. C'è un'aura da fiaba (malata), luci al neon, molta scena, che serve solo per fare un film "cool", che di fico non ha proprio nulla. Un buco nell'acqua esemplare, un esordio visionario da uno che al massimo ha la visione della propria piscina a Hollywood. E' noioso già dopo primi i cinque minuti e poi peggiora. Pessimo.
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