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Lost River

Regia di Ryan Gosling vedi scheda film

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La recensione su Lost River

di alan smithee
7 stelle

 

locandina

Lost River (2014): locandina

Interessante, barocco e accattivante esordio dietro la macchina da presa da parte dell'attore e divo Ryan Gosling con LOST RIVER, accolto tra perplessità e vena polemica a Cannes 2014, ove fece capolino nella sezione del Certain Regard.

Lost River è una cittadina della grande periferia americana, situata nei pressi di un oscuro lago che nasconde una città volontariamente annegata negli abissi e spostata più a monte per via di una diga. Una madre single in difficoltà economiche (la fulva Christina Hendricks) si convince a partecipare ad uno spettacolo in un macabro ed eccentrico club per sadomasochisti, improvvisandosi coinvolta in situazioni surreali al limite del raccapricciante e dell'orrore, per il pubblico ludibrio di un pubblico plaudente ed appassionato. Il figlio adolescente (Iain De Caestecker, bravo giovane attore già visto in Shell e dai tratti accattivanti che piacerebbero al cinema di Araki) intanto girovaga per la città accudendo il fratellino e intrigandosi in un rapporto di complicità con una giovane coetanea (Saoirse Ronan) soprannominata Rat per il suo portarsi dietro sempre un piccolo criceto da compagnia, che accudisce la nonna ,vecchia star del cinema ormai rinchiusa in un mondo di ricordi e di irrazionale attaccamento al passato (è la grandissima Barbara Steele), cercando di evitare di incontrare il brutto ceffo della zona, un certo Bully, psicopatico che annuncia pubblicamente di volerlo eliminare dopo che il ragazzo è riuscito a sfuggirli con un bottino di rame trafugato tra i detriti pericolanti di un centro abitato in via di estinzione e di degrado.

Tanta carne al fuoco, probabilmente troppa, ma lo stile sovraccarico, i colori accesi che vanno dal verde intenso dell'erba incolta ed ingovernabile che affiora tra le case in rovina e semi abbandonate, ed il rosso del sangue (finto ma vero più del vero) che scorre tra i palchi dello show degli orrori messo in scena ogni volta nel club (la star più acclamata ha il volto – spesso mozzato – di Eva Mendes, compagna dell'attore/regista, qui in una eccentrica e divertente apparizione-cameo), rende il film un'opera interessante, una storia di riscatto, una favola noir cupa e sanguigna che prevede la scoperta di mondi sconosciuti e sommersi ove si nasconde la chiave del riscatto sociale ed economico dei nostri sventurati e scapestrati eroi di tutti i giorni.

Tanta, troppa ambizione, omaggi ad autori amati che abbondano di citazioni o riferimenti, uno su tutti riferito apertamente dall'autore e diretto verso il regista del cuore di Gosling, ovvero Nicolas Winding Refn, ma anche il Lynch di Velluto Blu è certamente un chiodo fisso; un pizzico di incoscienza che tuttavia mi fa propendere per un'opera interessante e vitale di cui riesco ad apprezzarne più i vantaggi e gli interessanti spunti, che le ingenuità e le cadute di tono.

E soprattutto lo specchio desolato ma ancora vitale di un'America che si sta letteralmente sgretolando verso l'abbandono dei centri periferici per confluire nell'anonimato incolore delle immense metropoli, regno dell'opportunità e dell'arrivismo, e coronamento di un sogno americano che sembra ormai sempre più un miraggio lontano.

 

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