Regia di Marcel Gisler vedi scheda film
29 TGLFF - L'ALTRO FESTIVAL
Rosie è una donna anziana ma certo non arrendevole: sola in quanto vedova e con due figli già grandi a rincorrere ognuno il proprio destino (il maschio quello di autore gay di romanzi di successo che schiva l’amore per non perdere l’ispirazione, mentre la figlia impegnata a detestare il marito convivente continuando a cacciarlo di casa per poi riprenderselo), inizia a perdere quella autonomia che conservava con fierezza e si trova costretta suo malgrado a cedere alle cortesie, disinteressate o meno, di alcuni vicini di casa, come una bizzarra ragazza straniera ed un gentile dj ventenne che vive nel vicinato a casa dei nonni e da sempre nutre una adorazione per il bello e famoso figlio della donna.
Con il primo incidente domestico che conduce la donna ad una temporanea invalidità, ecco che figlio scrittore e figlia frustrata si recano finalmente al capezzale ospedaliero della madre, che tuttavia si riprende meglio di quanto si potesse pensare. L’occasione per lo scrittore Lorenz Meran di far ritorno alle proprie origini, rende lo stesso nuovamente vulnerabile alle attenzioni piuttosto insistenti del giovane aiutante della madre, perdutamente affascinato dal personaggio, scrittore di fama col all’attivo alcuni romanzi famosi, scandalosi e premiati.
Rosie, dello svizzero Marcel Gisler, è innanzi tutto un ottimo ritratto familiare che ritrae personaggi che, per dignità, orgoglio, fermezza di carattere, rinunciano a collaborare a favore di un bene reciproco nella testarda convinzione di poter fare da soli: l’anziana Rosie verrà colpita da un ictus che ne comprometterà ulteriormente le autonomie e per il figlio scrittore, che cominciava proprio grazie a quel suo esilio forzato fuori Berlino, ad apprezzare la sensazione di piacere e ricambiare attenzioni, la sensazione, il terrore di vedere intaccata l’ispirazione che gli garantisce il successo a favore di una realizzazione più intima e personale, fa franare ogni più onesto ed assennato proposito di seguire il proprio istinto e le proprie attitudini dettate dal cuore e non (sempre e solo) dal calcolo commerciale e dal talento artistico e letterario.
Rosie è un buon film intenso che tocca corde molto intime senza mai mostrarsi sdolcinato, ma al contrario mantenendo una razionalità ed un rigore decisamente molto mitteleuropei: equilibrio e razionalità che non si traducono, almeno in questo caso, in freddezza e disinteresse, ma in una lucida riflessione sulla dignità della persona quando le forze e le autonomie vengono a meno e della consapevolezza e volontà dei propri cari di garantire il più possibile questa comprensibile necessità di autonomia e libertà, pur nei limiti di una condizione di salute che diviene di giorno in giorno progressivamente sempre più fragile e precaria.
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