Regia di S. Craig Zahler vedi scheda film
Film che vuole prendersi sul serio a tutti i costi apposta per rendere più atroce la satira finale, crudele e bellissimo anche se si poteva fare ancora meglio secondo me.
Quattro uomini in viaggio per salvare una donna dal manipolo di indiani che l’ha catturata.
Un western crepuscolare come ai tempi lo erano quegli ultimi film che testimoniavano l’incapacità del genere nel dare altro al cinema, film lento che fa dei silenzi e dei giochi di luci tutto quanto, mentre i dialoghi scorrono quasi solenni e con un tocco d’autore.
Potrebbe definirsi un’epopea esistenziale, non tanto per i concetti messi a nudo durante il lungo viaggio dei protagonisti quanto più per come questi affrontano il determinato viaggio, quasi come un caput finale, come arrivare alla meta fosse la fine di tutto.
Il regista è bravissimo, forse però aveva in mente altro dal risultato finale, resta il fatto che non si resta indifferenti davanti ai claustrofobici interni notturni, tantomeno lo si resta davanti alle sterminate valli americane che fanno sembrare i protagonisti così piccoli.
In ogni caso la morale che traspare nell’ultima mezzora è quanto di più atroce ci possa essere, non importa chi vince o chi perde perché sta proprio nell’amarezza del tutto l’essenza del film. Un film che non dà giudizi o spunti, due ore completamente anticommerciali persino quando il ritmo cresce e quando ciò mostrato diventa più serio e ruvido.
La deflagrazione del protagonista come non avevo mai visto, il concetto dell’eroe avventuriero americano al suo ultimo stato, la cosa peggiore è forse l’essersi fatti fregare da tutto quanto poteva far sembrare eroi i quattro sprovveduti e che invece si rivela semplice stupidità.
Un tocco documentaristico che non si percepisce se non solo alla fine nella sua maniera più nitida e cinica. Non ci sono giudizi reali o morali che si possano afferrare, non penso nemmeno fosse nell’interesse del regista, penso l’unico scopo fosse quello di scioccare senza troppi ragionamenti morali o visivi. Sangue e corpi aperti nella stupidità di una società che ha perso sé stessa nella propria vanità destinata al ridicolo.
Bello sì ma forse non completamente riuscito per quello che penso fosse l’intento originale, sicuramente qualcosa a cui non si resta indifferenti. Un messaggio spiazzante; due ore d’immagini che fanno male (per un motivo o per un altro); e infine una regia che fa dell’essenziale il suo barocco e della luce la sua ispirazione.
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