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Bone Tomahawk

Regia di S. Craig Zahler vedi scheda film

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La recensione su Bone Tomahawk

di giorgiobarbarotta
8 stelle

Il tomahawk è l'ascia da battaglia degli indiani pellerossa, come sanno bene i lettori di Zagor, lo spirito con la scure, leggendario personaggio dei fumetti di Sergio Bonelli che riscosse grande successo soprattutto negli anni '70. L'altro elemento del titolo, "bone", cioè osso, subito richiama all'immaginazione combattimenti tribali, primitivi. E in effetti sono trogloditi il nemico di questo western contaminato d'horror che mescola non solo i generi ma anche le carte della narrazione concedendosi tempi lunghi, divagazioni esistenziali nei dialoghi, una sceneggiatura molto interessante ed efficace, e soprattutto regala personaggi convincenti, oltre che funzionali al racconto. Attori di prim'ordine incarnano caratteri che ben si innescano sulla tradizione del cinema di frontiera, partendo dallo sceriffo di un grande Kurt Russell che riporta alla mente uomini tutti d'un pezzo, virili, ligi al dovere, responsabili, pieni di dignità e spirito di sacrificio. A fare da spalla a questa sorta di John Wayne (che, vista la materia e lo svolgimento del film, sembra uscito dritto dritto dal Carpenter di matrice hawksiana) un vecchio vice, saggio, vedovo, disperato, intriso di pietas e riflessioni umanistiche da esternare nel giaciglio di un fuoco di bivacco. Lo interpreta il sempre all'altezza Richard Jenkins. C'è poi un misterioso e vanitoso giovane ex militare, supponiamo, impavido, sfrontato, carnefice di nativi americani per vendetta, segnato nell'anima da atroci lutti famigliari. C'è un paese tra Texas e New Mexico, in quel profondo sud che tanti miti e mostri ha generato, unico nel rappresentare quella terra di nessuno in cui gli uomini si trasformano in puro istinto di sopravvivenza. Il posto si chiama Bright Hope, letteralmente "speranza luminosa", e si presenta allo spettatore con il classico saloon, la classica prigione, un pianista ubriacone, qualche avventore, un sindaco pusillanime e inadatto. Il tutore della legge è il vero punto di riferimento della comunità. Trama semplice: il rapimento di una donna medico, un secondino e un malvivente che porta guai, spinge un manipolo di uomini, tra cui il marito di lei, zoppo per un incidente domestico, con la gamba steccata e in preda ai dolori dall'inizio alla fine del viaggio, a mettersi sulle orme dei sequestratori, ladri anche dei cavalli dei cittadini. Si spingeranno fino ai territori estremi del deserto dove, in una caverna, vive un gruppo di terrificanti guerrieri primordiali, cannibali, disumani. Le atrocità non mancheranno, va detto, e in tal senso la pellicola sconfina improvvisamente e inaspettatamente nel gore, per un finale davvero di grande tensione. Ma tutto scorre con estrema chiarezza di idee e di intenti e, per quanto la storia sia fantasiosa e avventurosa, mai cede il passo a banalità e cadute di stile, supportata da location perfette e una buona fotografia. Per un regista esordiente questo è un ottimo risultato. S. Craig Zahler, che tra l'altro è anche songwriter e scrittore, è da tenere d'occhio. Aggiungo: finalmente sui titoli di coda un pezzo originale e fuori dal coro …non il solito pop da royalties discografiche. Autoriale.

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