Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Riproposto ieri, in memoria del Maestro, l'ho rivisto con piacere. E' un film che non invecchia perché porta con sè anche il contesto in cui collocarlo, senza bisogno di sforzi mentali. Il protagonista non fa che ripetersi di essere negli anni '70, di trovarsi nella Milano dell'emancipazione e dell'evoluzione sociale, di doversi separare dai retaggi del sud arretrato. Non fa che ripeterselo mentre si da del coglione da solo per essersi fidato della giovane moglie, lasciandola sola tre giorni; mentre piange e s'infuria alla confessione del tradimento. Di questo film colpiscono in particolare alcuni aspetti. Il fatto che sia una fotografia piuttosto fedele di quegli anni e di quei cambiamenti; gli espedienti registici di far parlare la voce fuori campo come se fosse un ibrido tra il protagonista stesso ed il regista ed infine la grande ironia a volte appena accennata ed altre più evidente di un Tognazzi in grandissima forma. Stupenda ed esilarante la scena con cui lo stesso, con la voce piuttosto ferma e l'espressione immobile ma sconvolta, chiude il racconto della moglie con un liberatorio "Vincenzina... ma che vacca che sei!". Perfetto esempio di commedia all'italiana e capolavoro del cinema nostrano.
E' la musica di quegli anni, per cui va benissimo così. Nemmeno a dirlo, è perfetta Rosanna Fratello con Sono una donna, non sono una santa.
Fa poco ma delude nel farlo.
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