Regia di Luigi Zampa vedi scheda film
Adriana Silenzi è la donna difficile da avere, che concede il suo corpo per necessità, e nega la sua anima per amore; non potrebbe mai, come invece vorrebbe la madre, vendersi tutta intera in un matrimonio di interesse. La sua persona è la dimostrazione vivente che ci si può prostituire, essere l’amante clandestina di un gerarca e di un sovversivo, pur conservando intatta quella essenziale forma di onestà che è la sincerità con se stessi, e che mantiene la dovuta separazione tra ciò che si fa e ciò che si desidera e si crede. Il mondo la giudica per le sue azioni, eppure non riesce a prescindere dalla forza del suo essere, che la rende comunque irresistibilmente adorabile. Per questo Adriana riesce a scendere, giorno dopo giorno, nel vortice dell’inferno, senza mai perdere la dignità né abbandonare la speranza. Il suo passaggio smuove il male, e semina la morte, perché, da Eva in poi, la bellezza è il veicolo della dannazione; però il peccato originale è quello che ha reso la donna fertile in mezzo al dolore, riservandole, con la maternità, una via travagliata ma sicura verso la beatitudine del saper donare. In questo senso, la romana è una martire secolare, che attraversa il pantano delle passioni terrene senza cadere – a differenza degli uomini che incontra – nelle micidiali trappole della debolezza. Luigi Zampa la ritrae con una concretezza narrativa che non ammette digressioni estetiche, ed un’aderenza al personaggio che esclude ogni deviazione della prospettiva verso considerazioni storico-sociali. Al centro del racconto rimane sempre lei, con i suoi dialoghi essenziali, ed i suoi piccoli e grandi gesti, sempre mirati a conservare, in mezzo al grande mercimonio del potere e del denaro, la sua umanità genuina e tenace, fatta di sogni infranti, e ciononostante trattenuti, gelosamente, dentro al cuore.
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