Regia di Jason Friedberg, Aaron Seltzer vedi scheda film
Friedberg & Seltzer hanno toccato, sempre che esista, il fondo del barile: anzi, hanno già cominciato a raschiare al di sotto. Se la distribuzione italiana rincara la dose con un titolo che grida vendetta (o forse, più onestamente rispetto all’originale, avverte che il target di riferimento dovrebbe avere qualche anno in più del pubblico di Hunger Games), il problema sta a monte. La premiata ditta di registi, già sceneggiatori della saga Scary Movie, ripete il tentativo (fallimentare anche in Mordimi) di circoscrivere la parodia a un solo franchise; non più le ammucchiate di Hot Movie e Disaster Movie, bensì la riproposizione in chiave volgare e demente, ma fedele alla trama, del primo capitolo di Hunger Games. Solo il primo, appunto, di una quadrilogia in pieno svolgimento: sarà la carenza di materiale o la penuria di idee (ed è paradossale che una parodia, teoricamente nata per stigmatizzare i vizi congeniti dell’industria mainstream, finisca per cadere in pieno nei medesimi vizi), ma la fatica di raggiungere una durata da lungometraggio è palese. I tempi morti superano in quantità le sparute gag incollate insieme per tirare i 70 minuti (al netto dei titoli di coda e della lunga serie di “papere” finali), e gli autori allungano il brodo con sketch prelevati dal limitato e avvilente immaginario dei social, degli smartphone e degli adolescenti app-dipendenti: il gioco Fruit Ninja e il tormentone Annoying Orange, gli spot dei prodotti contro l’acne e la presenza assillante dell’iPad, Lady Gaga e Nicki Minaj. Ogni generazione ha le parodie che si merita.
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