Regia di Roberto Rossellini vedi scheda film
Icona più che rappresentante del neorealismo, anche se la bellezza del film va ben oltre le ormai celebri (e celebrate) sequenze dell'assassinio della Magnani e di Fabrizi.
Il film di Rossellini si può a buon titolo considerare uno dei pilastri del neorealismo, un punto di svolta nel mondo del cinema italiano e l'inizio di uno dei periodi più iconici e rappresentativi del bisogno di lasciarsi alle spalle vent'anni di fascismo ed una guerra distruttiva. E' proprio partendo dalla guerra, dai rastrellamenti dei tedeschi e dalle rappresaglie che si dipana un racconto che sviluppa tutta la sua drammaticità poco a poco, come un temporale che si fa via via più vicino. E cosi', oltre alle ormai iconiche scene dell'uccisione di Pina e di don Pietro che anche chi non ha mai visto il film non può non aver incrociato almeno una volta nella sua vita, si palesano le vicende di chi, sui due opposti fronti, combatteva una guerra spietata e colma d'odio. Rossellini girò il tutto in condizioni precarie in un Paese che ancora si leccava le ferite, e ciò paradossalmente da al film una carica emotiva ancora maggiore, quasi si trattasse di un documentario in presa diretta. Ottimo il variegato cast, ma superlative e giustamente entrate nella storia del cinema le prove della Magnani e di Fabrizi.
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