Regia di Alan J. Pakula vedi scheda film
Comes a Horseman, "Arriva un cavaliere" recita il titolo originale. Siamo negli anni Quaranta, la Seconda Guerra Mondiale volge al termine. Nel lontano Texas, lo spietato proprietario terriero Jacob Ewing (Jason Robards) spadroneggia incontrastato, grazie anche all’aiuto di un potente boss della compagnia petrolifera. L’unica ad opporsi alla sua tirannia è Ella (Jane Fonda), che da ragazzina fu violentata proprio da Ewing e che tenta in tutti i modi di contrastare la sua brama di potere. È in questo contesto che compare il cavaliere del titolo: Frank (James Caan), reduce di guerra che ha deciso di ritirarsi in Texas acquistando un pezzo di terra. Sarà proprio Frank a schierarsi al fianco di Ella, e ad aiutarla nella sua dura battaglia.
Sul finire degli anni Settanta, il western era un genere ormai agli sgoccioli. Alan J. Pakula, dopo il successo di Tutti gli uomini del presidente, decide di affrontare il genere per eccellenza del cinema americano, ma in chiave differente. Pakula utilizza gli stilemi e l’impostazione classica del genere per adattarli ad una vicenda più contemporanea (anche se non troppo, dato che il film è ambientato negli anni 40). Il western, quindi, con i suoi rimandi classici (evidente è il richiamo soprattutto al Cavaliere della valle solitaria), fa da contenitore per un melodramma sentimentale lento e intimista. Ma Arriva un cavaliere libero e selvaggio è anche il racconto dello scontro tra capitalismo e piccoli proprietari terrieri. Il primo è rappresentato dallo spietato boss Ewing, deciso a togliersi dai piedi chiunque lo ostacoli, compreso il potente presidente di una compagnia petrolifera che crede di tenerlo in pugno. L’eroina è invece Ella, interpretata da una Jane Fonda mascolina e imbruttita, che nel corso della storia imparerà ad amare e a liberarsi dalle sue paure.
Arriva un cavaliere libero e selvaggio è un film imperfetto, risultato minore del decennio d’oro di Pakula. La sceneggiatura è debole e stereotipata, e gli interpreti sono forse sprecati in ruoli scarsamente caratterizzati. Ma nonostante questo, è un film da guardare con rispetto. Merito di una fotografia sensazionale di Gordon Willis, del tono minimalista con il quale procede il racconto, del modo in cui Pakula rinuncia alla spettacolarità e disattende le regole del genere (la resa dei conti finale è realizzata sbrigativamente e senza l’enfasi tipica). E' un film che vive di momenti, di sequenze meditative e sorprendenti. Indimenticabile quella della morte del vecchio aiutante di Ella, interpretato da Richard Farnsworth, interprete magnifico e giustamente candidato all’Oscar. Il suo personaggio, dopo essere stato ferito in un incidente con una mandria, si sveglia presto allo spuntare del sole. Si procura una sgabello per salire a cavallo, e tristemente e silenziosamente se ne va a morire da solo, tra le montagne, come solo gli uomini del West potevano fare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta