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Welcome to New York

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Welcome to New York

di sasso67
6 stelle

Welcome to New York inizia con un'intervista a Gérard Depardieu, che spiega le ragioni per le quali ha accettato di interpretare questo sgradevole personaggio di Devereaux, chiaramente ispirato a Dominique Strauss-Kahn e al suo caso giudiziario di qualche anno fa. L'attore francese dichiara di averlo fatto essenzialmente per l'antipatia che prova per l'ex presidente del Fondo Monetario Internazionale. A questo punto, scatta un meccanismo che è metacinematografico al quadrato, soprattutto nella mente di chi, come il sottoscritto,  reputa Depardieu umanamente screditato, dopo la vicenda della sua richiesta di cittadinanza prima belga, poi italiana e infine russa, per non pagare le tasse in Francia.

Detto questo, l'impostazione del film di Ferrara è distruttiva nei confronti dell'uomo politico francese. L'inizio di Welcome to New York somiglia da vicino a un porno, mondo dal quale, se non erro, il regista italoamericano proviene (la prima sua prova dietro la macchina da presa si intitola Nine Lives of a Wet Pussy, 1977). La tesi pare quella per cui Devereaux/Strauss-Kahn nelle sue trasferte newyorkesi era quasi costantemente sotto l'effetto di farmaci quali Cialis e Viagra, oltre ad essere forse malato, forse comunque geneticamente predisposto all'eccesso sessuale. Su questo non c'è molto altro da aggiungere, perché, come viene dichiarato in apertura di film, i fatti narrati (salvo le ricostruzioni delle conversazioni private) si basano sugli atti giudiziari.

Quello che manca nel film di Ferrara è la politica, che nella storia di Strauss-Kahn non riveste certo un ruolo secondario. L'assenza della politica, la descrizione della cameriera aggredita come di una donna poco avvenente, le ammissioni dello stesso protagonista davanti alla moglie, nonché le rimostranze di quest'ultima per le risorse investite in favore del marito attestano un'impostazione che ha scartato l'ipotesi di una macchinazione contro il politico francese (e magari hanno anche ragione gli autori del film). Eppure, la vicenda si è chiusa - e il film lo ammette fin dall'inizio - senza nemmeno un processo, a causa della scarsa credibilità dell'accusante (anche se quest'ultima ha ottenuto un indennizzo in sede civile).

Depardieu è quasi eccessivo (anche fisicamente) nel tratteggiare la sgradevolezza di un personaggio al confronto del quale Silvio Berlusconi fa la figura del monaco cistercense.

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