Regia di Norman Jewison vedi scheda film
Nonostante sia considerato uno dei cult della fantascienza 'nichilista', dsoffre delle notevoli lacune della sceneggiatura, superficiale e confusa (che cos'ha di così rivoluzionario il protagonista da essere costretto a ritirarsi? Certo, è un mito del pubblico, trascinatore, carismatico e testardo, ma non è sicuramente uno 'Spartaco') e di un'eccessiva lentezza, accentuata dalla quasi totale assenza di musiche (un'ottima scelta stilistica, che però spesso non giova, come nella noiosissima sequenza del party). James Caan ce l'ha messa davvero tutta. Buone alcune scelte registiche e la fotografia, sempre suggestiva, di Douglas Slocombe, mediocre invece il montaggio (meglio nelle scene del Rollerball). Il doppiaggio italiano, con un pessimo sonoro, non aiuta di certo ad apprezzarlo.
Anno 2018. Nono ci sono più nazioni, né frontiere. Tutto è contrallato dalle società corporative, compresa la vita della popolazione che ritrova le proprie autonome radici, tifando a favore della propria città, durante le partite di Rollerball, gioco violentissimo e disumano, come nell'antica Roma, unica sua valvola di sfogo. C'è però un giocatore (Caan), mito del pubblico, a cui non sembra piacere molto questo sistema: i padroni faranno di tutto per convincerlo a ritirarsi.. Un soggetto avvincente, adattato male.
Musiche perssochè assenti. L'incipit di "Toccata e fuga in re minore", che apre e chiude il film, funziona decisamente meglio sui titoli di coda.
Ha il volto giusto per il personaggio.
L'ex bond girl de "L'uomo dalla pistola d'oro" interpreta la donna del protagonista. Sulla bellezza non si discute, ma quando recita non sembra credere molto al proprio personaggio..
Ieratico, una sorta di Nikita Krusciov del futuro.
L'unica ragione per vedere il film.
Ogni tanto eccede in certe angolazioni kubrickiane.
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