Regia di Guillaume Brac vedi scheda film
FESTIVAL DI LOCARNO - CONCORSO INTERNAZIONALE
Tonnerre è il nome di un paesino grazioso come tanti piccoli centri (forse tutti in realtà) della grande banlieu francese, che poi è il resto del territorio d'oltralpe tolta l'Isola di Francia, cioè Paris. Un borgo medievale perfetto e minuziosamente arroccato come un presepe artigianale, che si trova ad accogliere nuovamente tra la sua gente un rocker sulla soglia dei quaranta, un po' in crisi esistenziale, che approfitta di un intervallo nell'incisione di un disco per far ritorno nella casa del padre vedovo e un po' bizzarro.
Ad accoglierlo in paese una giovanissima aspirante giornalista che fa scattare in poco tempo nell'artista la fiamma dell'attrazione, a sua volta in grado di rimettere sale e tornare a dar sapore ad una vita fino a quel momento senza più uno scopo prefissato per il confuso musicista. Raccontata brutalmente cosi può sembrare di tornare nei limacciosi lidi melò-pacchiani del deludente "Un autre vie" visto ieri al mio arrivo a Locarno.
Invece per fortuna nulla di tutto ciò si verifica perché il film si sviluppa nei toni drammatici di una tragedia ragionata, che sfiora conseguenze irreparabili, ma vira poi verso una soluzione mitigatrice, quella stessa che provvidenzilmente la vita spesso riserva anche alle situazioni apparentemente più complicate ed intricate. Un cambiamento di rotta condizionato dalle bizzarrie della mente umana, dall'insicurezza e dall'istinto di protezione e di sopravvivenza (ne vedremo altri di mutamenti di questo tipo, in altri bei film di questa interessante manifestazione...ne parlero' anche in "Gloria" ad esempio).
Atteggiamenti che creano panico, incredulità e shock in chi ne subisce le conseguenze, facendo franare la roccaforte fragile e pericolante che il cantante si era costruito nel momento della nascita di un sentimento forte ed inaspettato verso la giovane studentessa di giornalismo.
Vendette, cattiverie, esami di coscienza tardivi ma fondamentali per scongiurare l'irreparabile sono un percorso ossessivo, quasi un calvario che i protagonisti percorreranno, mossi ognuno dai propri egoismi e dall'istinto animale che li muove come belve ferite ma tutt'altro che vinte. Un film riuscito questo, opera seconda di Guillaume Brac che si avvale dell'interpretazione fondamentale dei due protagonisti, Vincent Macaigne intelligentemente sottotono nel ruolo della star nascente ma fragile, e il fiore appena sbocciato Solène Rigot in quello della lolita triste e rassegnata alla ordinaria normalità di una vita che non le concede gli stimoli o le qualità particolari che vadano al di là di una freschezza d'aspetto notevole, ma che non potrà certo durare in eterno nella crudele effimera fragilità dell'esistenza umana.
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