Regia di Edoardo Winspeare vedi scheda film
Chiusa la fabrichetta di famiglia mangiata dalla crisi e dai debiti, una donna torna all'agricoltura: con non poca fatica e problemi con figlia e sorella, riesce a sbarcare il lunario.
Bella quest'opera originale, girata in dialetto pugliese e ambientata tra i campi, gli orti e gli uliveti del tacco dello stivale. E' un film attento all'umanità dei personaggi, che sono realistici e definiti con cura, ciascuno nella sua individualità.
Benché la crisi economica sia il motore di tutta la trama, non si può dire che l'economia o le classi sociali siano l'argomento dell'opera. Certo, tra i personaggi vediamo chi ha tanto e chi ha poco, o chi aveva tanto e ha perso tutto, chi si approfitta dei poveri, o ancora chi si arrangia come può, magari facendo il criminale di piccolo taglio. Quello che interessa al regista, però, è la durezza della vita in quelle contrade, sia per le condizioni materiali che per quelle umane dei personaggi.
Al centro vediamo una madre con sua figlia e sua sorella: tra loro momenti di tenerezza e di amore reciproco si alternano a scatti di violenza verbale, di egoismo e di gelo. Il motivo degli scatti sembrano essere le difficoltà materiali che devono affrontare. Mentre il marito se ne è andato a lavorare in Svizzera - secondo quella "emigrazione a metà" che io non ho mai capito - la donna deve tirare la carretta da sola, perché dalle altre due ha ben poco aiuto. La sorella sogna di diventare attrice (anche se non ha né il talento né l'aspetto fisico), mentre la figlia vive da parassita e si ritrova presto incinta senza essere sicura di chi sia il padre. Per molti versi è un personaggio criticabile, ma ha una non piccola scusante per il suo essere fannullona: la madre, infatti, le ha più volte rinfacciato le crisi di panico che ha avuto dopo la sua nascita. Casi simili non sono rari. La colonna silenziosa della famiglia è la nonna, che col suo buon senso, il suo spirito di sacrificio, la sua fede religiosa e la sua tenacia nelle difficoltà è un sostegno per tutti. Quanto al titolo, non so se intende essere sincero o sarcastico. Mi pare che il regista suggerisca più volte un contrasto tra la miseria delle condizioni e le preghiere che si elevano a Dio da parte di molte persone, ma il titolo potrebbe anche adombrare ad un riscatto futuro.
E' un film ben interpretato e diretto, il tutto con molta semplicità ma anche sapienza e sensibilità umana.
E' andato in onda a mezzanotte, in una calda serata estiva. Faccio una proposta alla Rai: spostare la fiction dalla prima serata a mezzanotte, o in nessun orario, e film come questi in prima serata.
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