Regia di Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini, Ugo Gregoretti vedi scheda film
Rossellini 1 stella e mezzo, Godard due stelle, Pasolini tre stelle e mezzo, Gregoretti tre stelle e mezzo.
Opera collettiva ad episodi affidata a quattro diversi registi, come era abitudine abbastanza frequente nel cinema italiano degli anni 60 e 70, ove le iniziali del cognome di ciascun autore, con ben magro slancio di fantasia, formano il brutto titolo.
Si tratta di un film molto discontinuo ed arduo da valutare nel suo complesso, date le differenze di tema e di qualità delle sue parti, con due primi capitoli deludenti e gli ultimi due gustosi.
Il mio voto di due stelle e mezzo deriva pertanto dalla media tra i voti dei quattro episodi, che ora procederò a recensire singolarmente.
Illibatezza di Roberto Rossellini: 1 stella e mezzo
Operetta più che deludente, oserei dire vergognosa per un autore di tale livello. Non c'era davvero bisogno di un Rossellini per raccontare l'insulsa storiella, condita di banalità, della hostess (Rosanna Schiaffino) concupita da un passeggero, col fidanzato geloso a preoccuparsi e a farsi suggerire strambe soluzioni psicanalitiche per liberarsi del pressante corteggiatore.
Imbarazzanti gli evidentissimi sfondi di fotografie per l'ambientazione a Bangkok: se la produzione non aveva i fondi per girare in loco, non si poteva ambientare la vicenda in un posto a portata di mano?
Il Nuovo Mondo di Jean Luc Godard: 2 stelle
Un giovane vede gli effetti delle esplosioni atomiche che avvengono a centoventi chilometri di altitudine sopra Parigi nel comportamento bizzarro della fidanzata che lo tradisce. Mentre la vita cittadina procede solo apparentemente immutata, l'incrinarsi del rapporto d'amore è una delle spie di un “mondo nuovo” che a causa delle radiazioni nucleari sta silenziosamente sostituendo la realtà preesistente.
Lo spunto era potenzialmente molto più interessante della telenovela di Rossellini, ma purtroppo ne viene fuori un'opera noiosa e cerebrale, che respinge con il suo freddo intellettualismo. Anche qui un grande autore dirige in maniera svogliata ed il segmento lascia l'impressione deludente di abbozzo non rifinito.
La Ricotta di Pier Paolo Pasolini: 3 stelle e mezzo
Si deve arrivare al terzo episodio per risvegliarsi finalmente dal torpore in cui ci hanno immerso i due capitoli introduttivi.
Nella campagna al bordo della periferia romana si girano scene della passione di Cristo con una troupe scalcagnata e ridanciana. Ad interpretare il regista del film nel film c'è nientemeno che Orson Welles, qui alter ego dello stesso Pasolini, che emette giudizi inappellabili sul declino morale italiano: “Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d'Europa”.
Ma il vero protagonista è Stracci (Mario Cipriani), il popolano figurante che interpreta il ladrone buono, che con grave disperazione non riesce mai a nutrirsi: la gag ricorrente è quella di Stracci che per varie ragioni salta i pasti. Beffardo destino sarà la sua morte (in croce!) per indigestione, dopo un banchetto pantagruelico a base di ricotta, a cui tutta la troupe del film contribuisce aggiungendo altri cibi che erano stati preparati per la scena dell'Ultima Cena.
Nel terzo segmento, irridente ma mai blasfemo come da premessa letta dalla voce dello stesso Pasolini, finalmente vediamo un regista dare prova della sua visione autoriale: il bianco e nero si alterna al colore, con l'acceso cromatismo del quadro filmico della crocefissione che cita opere pittoriche rinascimentali sullo stesso tema; l'incessante musica indiavolata di un twist ballato da una comparsa togata scandisce il ritmo di un montaggio sempre azzeccato.
Il Pollo Ruspante di Ugo Gregoretti: 3 stelle e mezzo
Temevo che quella pasoliniana fosse la sola parentesi valida in mezzo alla noia, invece l'opera collettiva si conclude bene con l'episodio di Gregoretti, arguta parabola sul consumismo degli anni del boom che risulta ancora di grande attualità.
Mentre un economista dalla voce metallica enuncia durante una conferenza le sue teorie sul condizionamento da esercitare sui consumatori per indurli all'acquisto compulsivo, le vediamo in contemporanea all'opera sulla famiglia media italiana, composta dal padre Ugo Toganzzi, dalla madre Lisa Gastoni e due bambini, tra cui Ricky il vero figlio dell'attore protagonista.
Complici le melliflue tentazioni di Topo Gigio, il televisore nuovo non è già più all'altezza, la macchina è da cambiare, ma un milione serve come acconto per acquistare un terreno di una lottizzazione vista lago, non si vorrà mica sfigurare al confronto di un esimio professore che si arricchisce curando la sifilide.
Un quarto capitolo ben riuscito sul piano della scrittura, a parte forse il finale che chiude in maniera sbrigativa la storia della famiglia, e che gode di una efficace interpretazione di un ottimo Ugo Tognazzi, che si illude libero come un pollo ruspante ed invece è prigioniero della batteria del consumismo.
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