Storia intimista, estremamente e terribilmente realistica in cui si inseriscono tematiche che é sempre bene affrontare (la malattia e come affrontarla in tempo di crisi, l'integrazione razziale).
Stile registico scarno ed asciutto, fotografia algida e cupa che ben rende la tensione e l'angoscia costanti, recitazione funzionale alla storia, con una menzione a parte per il giovane Brahim, specie nella scena finale.
Soliti difetti(?) tipici di queste pellicole come le lungaggini talvolta insopportabili, i dialoghi appena accennati e sussurrati, la totale mancanza di un commento musicale, la sensazione pesante di aver (ri)vissuto e palpato quei luoghi e quelle situazioni.....ma tant'é.
L'assunto finale si compie a dovere: un po di conforto e calore umano lo si trova anche nei "corpi estranei", ma sforzandosi di averne anche nei loro confonti, senza diffidenze e pregiudizi.
Questo é il "neorealismo" dei giorni nostri, senza purtroppo quel tocco di magia che pervadeva le grandi pellicole di allora.
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