Regia di Andy Wachowski, Lana Wachowski vedi scheda film
Tornano i milionari e futuristici fratelloni Wachowski, nuovamente con un sontuoso blockbuster, nuovamente in territori fantascientifici, una costante della loro fortunata produzione cinematografica.
Tornano ed utilizzano per la prima volta la tecnica del 3D, opportuna e giustificabile per rendere, visivamente e percettivamente, le meravigliose sfaccettature di un futuro e un universo che i due registi rappresentano in modo barocco e ridondante più che altrove, insistendo sulla rappresentazione di pianeti, galassie ed astronavi che sembrano riportarci nei mondi avveniristici e pittoreschi della fantascienza vorticosa e labirintica di Flash Gordon.
Peccato che la costruzione magniloquente e per certi versi anche affascinante della mega-produzione, poggi la sua complessa ed importante struttura su una trama davvero elementare e risibile, scontata e vista chissà quante volte: la storiella della sguattera russa emigrata negli Usa, Jupiter Jones, bella ma succube di una vita di soli doveri e incombenze, che risulta la prescelta per salvare le redini dell'universo dalla minaccia di un popolo invasore ed invasivo che si nutre letteralmente delle popolazioni degli altri pianeti per garantirsi l'immortalità, risulta davvero molto, troppo elementare e scontata per poter giustificare tutto l'apparato scenico e produttivo che i due fratelli riescono ormai a portarsi dietro e a garantirsi ad ogni loro avventura cinematografica.
E dopo le complessità e la farraginosità a tratti anche affascinante di Cloud Atlas, si passa alla disarmante elementare banalità di questo ultimo capitolo fantascientifico che convince ancora di meno, con i suoi cliché e la sensazione di dejà vu che non riescono a mascherarsi dietro la meraviglia di una tecnica di ripresa e di effetti speciali che al contrario si dimostrano inutili preziose suppellettili di una base che manca di sostanza.
Il cast di belli e celebri, o comunque promettenti star dell'olimpo hollywoodiano, arrivate o in dirittura d'arrivo nel mondo effimero della fama planetaria (Kunis+Tatum+Booth+Redmayne) non riesce a spiccare né a caratterizzarsi di fronte ad una favoletta davvero troppo inconsistente; Channing Tatum nei panni di un cacciatore di extraterrestri umanoide dalle orecchie alla Star Trek è più monocorde che in ogni altra occasione (solo Dito Montiel e pochi altri riescono a fargli dare il meglio e comunque il divo rimane un attore costretto a puntare unicamente sull'invidiabile possenza fisica, non certo sull'espressività ridotta ai minimi termini anche in film decisamente più rimarchevoli); meglio considerare allora la presenza, costante o comunque frequente nel cinema dei due fratelli, della orientale stupenda Doona Bae, occhio spalancato e perennemente liquido che ammalia, qui relegata in una parte motorizzata troppo fugace, mentre il gran regista Terry Gilliam fa una sua breve apparizione tra mondi e scenografie che, almeno in via teorica, risultano pertinenti al mondo fantastico e barocco del celebrato autore di Brazil.
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