Regia di Bryan Singer vedi scheda film
Dopo i deludenti risultati di pubblico, ma non di critica che lo posiziona tra i migliori 2/3 dell’intera serie, di X-men l’inizio (2011), torna in sella Bryan Singer e con lui ritroviamo il vero e proprio talismano della saga, ovvero Wolverine/Hugh Jackman, oltre quasi tutti i personaggi più o meno datati, con spazi più o meno consistenti.
Il risultato è, ad oggi, il migliore per quanto riguarda il boxoffice (750 milioni complessivi), ma non come qualità, che paga lo scotto di un eccesso compositivo che si registra su più fronti.
In un futuro non precisato, i mutanti sono riuniti ed assediati dalle Sentinelle, robot progettati da Trask (Peter Dinklage) molti anni prima; l’unica possibilità di salvezza è quella di viaggiare indietro nel tempo e modificare il passato.
Compito che tocca a Logan (Hugh Jackman) che si ritrova ad aver a che fare con i giovani Charles Xavier (James McAvoy) e Magneto (Michael Fassbender) con i quali lavorare in gruppo non è facile.
In più, c’è l’incognita Raven/Mystica (Jennifer Lawrence) che agendo in solitaria rischia di mandare tutto a rotoli anche perché il suo obiettivo è uccidere Trask, azione che unirebbe ancor di più gli umani contro i mutanti.
Per questo capitolo vige il gioco di squadra, al limite della passerella con un certo stile, considerando la parata di personaggi/star che vediamo susseguirsi sullo schermo, tra passato e futuro.
Così, i paradossi temporali sembrano un pretesto per mettere insieme un team che sappia guardare trasversalmente al gusto degli spettatori e la trama non offre grandi prospettive, per quanto poi sia facilmente leggibile e cerchi di valorizzare i ruoli cardine.
In tale ottica, Wolverine torna al centro della scena, assieme ai giovani Xavier, Magneto e Mystica e diciamoci la verità, Hugh Jackman (con un binomio attore/personaggio giustamente cristallizzato nella memoria), James McAvoy (meno brillante rispetto a First class), Michael Fassbender (possibilmente ancora cresciuto rispetto al capitolo precedente) e Jennifer Lawrence sono quattro punte di diamante che insieme diventano un vero lusso.
Peccato solo che il centro dello scontro ormai sia superato da film come Apes revolution (2014) per quanto riguarda la convivenza tra etnie differenti, e che la risoluzione di questa avventura sembra calata ad hoc dall’alto, in più il digitale nelle scene futuristiche sembra un po’ troppo invadente (e troppo finto), mentre gli effetti speciali funzionano assai meglio nel passato (attenzione a uno stadio volante).
Buona invece l’introduzione di Quicksilver (Evan Peters), le cui scene sono quelle dotate di maggior freschezza (o di semplice sensazione di nuovo), mentre in generale il racconto riesce a sfruttare i principali personaggi con i loro umori, con richiami riusciti alla realtà dei primi anni settanta (tra le scene tagliate ve ne è una con Nixon che avrebbe meritato di comparire) pur senza apparire sfavillante.
Un capitolo tutto sommato discreto che si colloca sulla mezzeria tra i migliori ed i peggiori della serie, più glamour e celere piuttosto che ricco di quel pathos da ultima spiaggia che avrebbe potuto emergere maggiormente.
Interlocutorio, per quanto gli amanti degli X-men vi possano trovare parecchio pane per i loro denti.
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