Regia di Bryan Singer vedi scheda film
La vita per i mutanti nel 2024 non è affatto facile. Colpa delle sentinelle, macchine create appositamente per sterminare gli X-men, realizzata dal dottor Trask nel 1973 con l’appoggio del governo Nixon. Per evitare questi scenari, grazie alla mutante Kitty Pryde, Wolverine torna indietro nel tempo per provare a cambiare il futuro.
Cinecomic che si potrebbe definire “riflessivo” per buona parte: il viaggio indietro nel tempo, per non destabilizzare lo spettatore (impegnato a barcamenarsi tra variazioni di spazio, salti temporali, cambi di dimensione) fila via lineare (è piuttosto credibile per esempio il modo con cui Wolverine irrompe nel 1973). Come è ovvio che sia, quando però le cose si sono chiarite per bene, il tutto si trasforma in una caleidoscopica caciara che mischia di tutto: mutanti veterani e giovani, piani temporali differenti, varchi spazio-temporali, omicidio Kennedy, Guerra in Vietnam e chi più ne ha più ne metta. Complessivamente un film godibile e divertente, specie in alcuni tratti (per esempio la scena del repulisti nella cucina da parte di Quicksilver, sulle note di Time in a Bottle di Jim Croce, è da scompisciarsi).
Singer (tornato alla direzione di un film sui mutanti dopo aver girato i primi due episodi della serie), a 30 anni da Ritorno al futuro omaggia (se non clona) il viaggio nel tempo di Zemeckis, per di più utilizzando un metodo alla Wachowski bros (omaggio o clone di Matrix): corpo inerme mentre la mente viaggia altrove. Questa clamorosa mancanza di originalità, che certamente per qualcuno può rappresentare un neo, non è dovuto alla pedissequa aderenza all’originale comic (il fumetto del 1981 è tutt’altra cosa), bensì una scelta di soggetto (scritto a 14 mani e capitanato da Simon Kinberg) e di sceneggiatura (redatta esclusivamente da quest’ultimo). Una genesi non lunga, ma complicata, che ha dovuto tener conto di nuovi attori da far lavorare, volti noti e le loro esigenze private (Halle Barry era incinta), problemi di copyright (come attorno al personaggio di Quicksilver - che vedremo anche nel sequel sugli Avengers), per di più da incastrare cronologicamente considerando le pieghe prese dai capitoli precedenti, rispetto ai quali non si sa bene come collocare questo film.
L’ormai attesissima scena alla fine dei titoli di coda annuncia un ulteriore capitolo, mostrando un faraone che costruisce le piramidi di Giza con la telecinesi. In che direzione, a quale velocità, in che periodo e con quali personaggi verrà redatto il prossimo capitolo della saga sui mutanti non è dato saperlo, almeno per il momento: d’altronde ogni volta che la Marvel deve concepire un nuovo film sugli X-men c’è più confusione che attorno al monolito di 2001: Odissea nello spazio.
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