Regia di Matt Reeves vedi scheda film
Il dolore si può evitare.
Il film è discreto. Si tratta di una buona operazione di rivisitazione di altre esperienze cinematografiche simili, tutte più o meno legate al romanzo originario di Pierre Boulle del '63.
La spettacolarizzazione digitale è indubbiamente d'effetto. Da questo punto di vista direi che è quasi perfetto. Forse manca ancora di quella fluidità nelle movenze che ci si aspetta di fronte a qualcosa di autentico.
Il rispetto di culture differenti e l'impossibilità da parte dell'uomo di accettare il 'diverso' è anche qui fonte di dissidi e guerre.
Il destino dell'umanità qui come nella realtà è legato alla capacità che avremo di rendere equo il sistema economico e la gestione delle risorse, incluso lo spazio, nel rispetto delle tradizioni di ciascuno con l'individuazione dei giusti compromessi.
Purtroppo, anche qui, come appunto ai giorni nostri, siamo costretti ad assistere ad una violenza inarrestabile e dilagante. Dopo un'epidemia che ha quasi annientato l'intera umanità, ci aggrappiamo ancora alle armi tradizionali, quasi che un virus si possa sconfiggere con i bazooka.
E' la finzione cinematografica, ma da molto ho iniziato a detestare l'uso 'esaltato', 'estasiato', 'esteso ed esagerato' delle armi, in sequenza di fuoco surreali e disumane. Un po' come in Matrix nello scontro finale a difesa del rifugio sotterraneo. Troppo proietti, troppo rumore, troppa violenza armata. E' una mania dei film americani dove l'esaltazione del 'pisello' blindato ed armato fino ai denti rappresenta la cultura spesso dominante. So che non è facile trovare un surrogato altrettanto interessante, ma sarebbe bello provarci.
Chissà, forse una bella sassaiola alla vecchia maniera, ci lascia tutto sommato vivi anche se escoriati, ma forse in grado di comprendere il dolore, un dolore che si può evitare. Una pudica guerra dei bottoni.
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