Regia di Matt Reeves vedi scheda film
Ormai ridotta in sparuti centri di sopravvivenza sparsi per il mondo l'umanità è stata decimata da un pericoloso virus sviluppato in laboratorio per la cura dell'Alzheimer e testato sulle scimmie. Asserragliati nell'edificio che fu l'ex municipio di San Francisco un gruppo di uomini cerca di ripritinare il funzionamento di una vecchia centrale idroelettrica in disuso da anni, ma si scontra con la dura opposizione di una comunità di primati,capitanati dal carismatico e saggio Cesare, decisa a proteggere il proprio territorio dall'invadenza degli umani. Nonostante la contrarietà del violento e guerrafondaio Koba, Cesare decide di dare la possibilità ad un gruppo di uomini, sotto il comando del coraggioso e leale Malcolm, di effettuare i necessari lavori alla centrale e ripristinare le comunicazioni con altri gruppi di sopravvissuti. Il tradimento di Koba però innesca una spirale di violenza che rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza di entrambe le popolazioni.
Sequel de 'L'alba del pianeta delle scimmie', scritto a otto mani da Amanda Silver e Rick Jaffa (già autori dello script precedente) insieme ad altri due autori e diretto da Matt Reeves ('Cloverfiel' - 2008), è la ideale prosecuzione della saga (e siamo a cinque escludendo il remake di Tim Burton del 2001) tratta dal romanzo di Pierre Boulle e ne ripropone un ennesimo capitolo sulle 'origini' della serie iniziale proiettata invece filologicamente su scenari più futuribili. Catastrofismo fantascientifico-apocalittico-distopico a parte però, il taglio che gli sceneggiatori danno a quest'ultima fatica in casa 20th Century Fox sembra richiamarsi, diversamente dal capitolo precedente, ad uno scontro di civiltà che pesca a piene mani dalla tradizione western laddove al posto delle vituperate e bistrattate tribù di pellerossa troviamo invece una neofita comunità di primati intelligenti e umanizzati, arroccati su di una riserva naturale e silvestre che il declino pandemico della razza umana sembra aver strappato al dominio di una urbanizzazione selvaggia nei dintorni di San Francisco.
Apes Revolution (2014): Andy Serkis
Apes Revolution (2014): Una scena del film
Dalle 'pattuglie sperdute' nel bosco all'assedio di una City Hall trasformata nel fortino di una resistenza eroica contro l'assalto di 'nativi' armati solo di armi da punta e passando per un paio di rendez-vouz 'Buffalo Bill-Toro Seduto' del caso però, la storia sembra ricapitolare tanto le dinamiche del processo evolutivo così caro alla serie, quanto quelle di un'epica della conquista di una nuova frontiera western in salsa post-apocalittica. Sempre accorto nel bilanciare gli aspetti legati alle sottotrame sentimantali che caratterizzano i personaggi di ambo gli schieramenti (con i primati che letteralmente scimmiottano gestualità, comportamenti e gerarchie umane), il film si innesta sulla facile dialettica tra elementi coalizzati per la pace e il dialogo tra civiltà contrapposte (Cesare-Malcolm) e quelli più inclini al brutale linguaggio della violenza e del predominio dell'una sull'altra (Koba-Dreyfus) da cui scaturiscono i vari passaggi drammatici e dinamici della narrazione sulla falsariga di motti proverbiali del tipo 'Se Atene piange,Sparta non ride' ,'Cesare deve morire', 'Carthago delda est' e compagnia cantando.
Apes Revolution (2014): Jason Clarke e Andy Serkis
Apes Revolution (2014): Una scena del film
Particolarmente spettacolare nelle sequenze iniziali come in quelle finali, il film si trascina in una lunga parte centrale legata alla caratterizzazione dei personaggi e delle rispettive motivazioni, cercando un fugace raccordo con il capitolo precedente (una singola foto che ritrae il piccolo Cesare con il suo 'padre putativo' James Franco) e con la spinta verso il capitolo conclusivo (?) della serie, senza tuttavia farsi ricordare per originalità o rilevanti spunti tematici che non siano quelli dell'ottima colonna sonora di Michael Giacchino ('Cloverfield' pure lui). Bravi gli interpreti tra cui, nonostante il camuffamento scimmiesco in 'motion capture', un Andy Serkis a cui non manca di certo la parola.
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