Regia di Matt Reeves vedi scheda film
C'era da immaginarsi che la crescita dello scimpanzè Cesare,che si rifugiava nella foresta di altissime conifere alla fine de "L'alba del pianeta delle scimmie" fosse solo l'avvio di una nuova saga che,dati alla mano,promette di durare addirittura quanto l'originaria,partita con il classico di Franklin J.Schaffner nel 1968,e proseguita per altri cinque capitoli:dati alla mano,anche questo "Apes revolution" (in originale "L'alba del Pianeta delle Scimmie",ma da noi era già stato sfruttato questo titolo...) promette di far continuare l'avventura delle scimmie evolute nel conflitto con gli uomini.I quali sono ridotti a minoranza,dopo l'epidemia generata da un virus creato in laboratorio,e finito fuori controllo.I primati si sono radunati fuori da San Francisco,e sono capeggiati da Cesare,appunto,un leader che predica sostanzialmente la pace,e mostra più senso di responsabilità di un capo umano.Ma gli esseri umani,bisognosi di risorse,si inoltrano nella foresta,e le due specie entrano in contatto,e poi in contrasto:da entrambe le parti,con motivazioni diverse,guerrafondai premono per arrivare a una guerra sterminatrice.Affidato al Matt Reeves di "Cloverfield",dopo l'abbandono della serie per probabili contrasti con la produzione da parte di Rupert Wyatt,il secondo episodio della nuova saga è un kolossal spettacolare e pacifista,che condanna i falchi di ogni schieramento.E ci ricorda,tra un combattimento e l'altro,che siamo la specie che ha portato più distruzione verso le altre,mettendo in serissimo pericolo la sopravvivenza di molte,quando addirittura non accelerandone l'estinzione.Un pò prevedibile negli sviluppi del racconto,che vede un sovvertimento dell'ordine,per causare il disastro,come in effetti è capitato spesso anche nella Storia vera e propria,ma con il pregio di un arco narrativo tra due sguardi,dello scimpanzè protagonista,nei quali cambiano consapevolezze e decisioni,robusto e comunque ben gestito.Andy Serkis è sempre di più il miglior interprete dalla faccia camuffata,comincia a emergere il robusto Jason Clarke,e Gary Oldman è interessante nel dipingere un carattere a metà tra l'umanamente comprensibile e il discutibilmente ottuso.In attesa del prossimo,drammatico segmento,è uno dei blockbuster estivi che la distribuzione si è degnata di proporre in contemporanea con gli States.
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