Regia di David Cronenberg vedi scheda film
L'ultimo film di Cronenberg non mi ha molto convinto. "Maps to the stars" è un catalogo di sgradevolezze assortite che vuole dimostrare la decadenza di Hollywood e la follia che gravita intorno alla Mecca del cinema, ma finisce per ripetere cose già viste con un'esasperazione degna di migliori occasioni. La messa in scena non è al livello di capolavori come "Dead ringers", ma rimane piuttosto fluida, con un'abile gestione della struttura polifonica della trama; tuttavia il copione di Bruce Wagner si rivela il punto debole dell'operazione, non riuscendo a mio parere a dare un vero spessore drammatico ai protagonisti e perdendosi in alcune scene francamente noiose (soprattutto nella prima parte), oppure in colpi di scena artificiosi e meccanici. L'inserimento dell'elemento soprannaturale e dei fantasmi della madre di Havana e dei bambini morti sembra messo lì tanto per ricordarci che Cronenberg è stato un maestro dell'horror, ma in questa storia genera poca emozione. Certi personaggi, come l'autista di Robert Pattinson, si rivelano francamente inutili. I dialoghi si compiacciono troppo di particolari raccapriccianti, come nella scena in cui Havana arriva ad esultare per la morte del figlio della sua rivale, eccessiva perfino in questo contesto. La poesia "Libertà" di Paul Eluard viene ripetuta allo sfinimento dandole fin troppi connotati simbolici. Resta un buon lavoro sugli attori, come sempre, a partire da una Julianne Moore che mantiene un ottimo controllo del personaggio pur venendo spinta inevitabilmente sopra le righe (meritava la Palma d'Oro a Cannes?), ma restano dignitosi anche i contributi di Mia Wasikowska, John Cusack e del giovane interprete che fa la parte del viziato e antipatico Benjie. Nel complesso era lecito aspettarsi di meglio.
Voto 6/10
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