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Maps to the Stars

Regia di David Cronenberg vedi scheda film

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La recensione su Maps to the Stars

di giorgiobarbarotta
5 stelle

Ciò che rimane impresso dell'ultima fatica di Cronemberg non è farina del suo sacco: trattasi di una magnifica poesia di Paul Eluard dal titolo "Libertà". Il resto è una commistione delle solite tematiche care al regista canadese: la carne, la psiche, i legami di sangue, la sessualità, la follia, la morte, i cortocircuiti sociali, le piccole comunità al collasso, l'elemento alieno, il detonatore sociale, la deriva e i pericoli del progresso tecnologico, le metamorfosi, le visioni, le ossessioni, le turbe, le perversioni, gli incubi, la violenza, il denaro, i mezzi di comunicazione, le macchine, le armi, il potere. Qui manca una storia, un collante, un filo rosso a legare assieme quadri del tutto asettici, atmosfere e personaggi algidi al solito disturbanti ma stantii, privi di spessore, di motivazioni, perchè no: anche di fascino. L'azione è zero, anche nelle scene più cruente, un paio. Il problema non si porrebbe se ci fosse una sorta di poetica di fondo, di personale ottica cinematografica, atta a scavalcare il consueto linguaggio da grande schermo. Non parlo di tecnica, quanto di sguardo. Tanto per intenderci non c'è uno sconfinamento "altrove" alla David Linch, il quale quando si è trattato di osare nelle sue ultime opere, l'ha saputo fare a piene mani. Cronemberg con questo Maps To The Stars amplifica la sensazione avuta col precedente Cosmopolis: una sorta di asfittica contaminazione del suo stile con la parte peggiore della modernità: quella per criticare la quale - che sia Hollywood o l'alta finanza e l'America dei piani alti - si rischia di venire ingoiati dal vortice della banalità, abbassando la qualità della propria arte al livello di certi pruriginosi approfondimenti televisivi da seconda serata. Meglio occuparsi d'altro o schiarirsi le idee.   

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