Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Il sottotitolo di quest'ennesimo grande film del regista canadese, potrebbe essere "Hollywood is burning!", urlo punk del tempo che fu. Dopo la strada in fiamme del capitalismo, nell'immenso "Cosmopolis", Cronenberg concentra la sua lente d'ingrandimento sulla Los Angeles di Hollywood, dello star system, e filtra i raggi del sole (o delle stelle) per darle fuoco, come in un discorso di personale purificazione. L'analisi sociologica che ne esce è spietata, cruda, disperata: un'antropologia del niente, del lusso, dei vizi e, soprattutto, dell'ipocrisia. Una Gomorra in cui il fuoco è protagonista, marchio di queste vite senza speranza alcuna. Solo chi è sopravvissuto all'incendio, solo chi ne è passato attraverso, può, infine, liberarla, come nel canto della poesia di Eluard, che ricorre più volte durante la visione. Cronenberg, come sempre, è straordinario nel suggerire una trama, infilando la lama in fondo alla carne marcia quando serve e lasciando alle suggestioni del suo cinema liquido tutto il resto. Un'altra grande lezione di cinema, uno stato di grazia che continua senza cedere nulla a niente e a nessuno. Un viaggio, questo, anche misterioso, che lascia lo spettatore in balìa delle sue risposte e, soprattutto, delle sue domande. Magnifico!
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