Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Non fossero bastati film come Viale del tramonto e I protagonisti, ci ha pensato David Cronenberg a spingere ancora più in là lo sguardo impietoso sul mondo plastificato di Hollywood. Nel suo film corale, pieno zeppo di simbolismi non tutti decifrabili, dopo un po' arriviamo a capire che al centro della vicenda ci sono due fratelli: lui (Bird), tredicenne, è un divo dei serial tv, borioso all'inverosimile, viziatissimo e implicitamente vissuto come la gallina dalle uova d'oro dai due genitori milionari. Lei (Wasikowska), da poco maggiorenne, è stata allontanata dalla famiglia allorquando diede fuoco alla casa. Uscita dalla porta, tenta di rientrare dalla finestra con uno stratagemma: facendo leva sul tallone d'Achille di una diva (Moore) del cinema in procinto di interpretare il ruolo di sua madre in una biopic che ne vuole ricostruire la scomparsa in un incendio, la ragazzina si fa arruolare come tuttofare, ben sapendo che la donna è in cura psicologica dal padre (Cusack). Tra accessi d'ira, incesti e ipocrisia a gogo, ne accadranno delle belle.
Cronenberg racconta l'altra faccia di Hollywood con uno stile algido e volutamente sgradevole (si va dall'insipienza dei dialoghi ai peti dei divi durante le loro imperdibili sedute in bagno), mettendo lo spettatore nelle condizioni di ricostruire il puzzle a poco a poco. Il quadro che ne emerge è sconcertante ma al tempo stesso ambiguo: le patologie di tutti i personaggi sembrano contemporaneamente causa ed effetto del luccicante mondo del cinema e della televisione, l'ipocrisia impazza e il plot narrativo avanza spingendo a fondo sul pedale dell'esagerazione, che lascia comunque spazio a interrogativi non banali sul divismo.
Premio come miglior attrice a Julianne Moore al 67. Festival di Cannes (2014).
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