Regia di David Cronenberg vedi scheda film
CANNES 2014 - CONCORSO
Cronemberg, col suo ultimo "Maps to the stars", che ci riporta il grande autore ai suoi massimi livelli, ci apre le porte intime, amorali, incestuose e volgari della Hollywood che conta, o che cerca di continuare a contare, attaccata con le unghie ad un successo e ad una carriera che tutti in fondo sanno bene rivelarsi effimera e fragile.
L'arrivo tra le celebri colline cinematografiche della ventenne Agatha, appena uscita da un ospedale psichiatrico e con ancora addosso, indelebili le ferite (fisiche e psicologiche) delle bruciature procuratesi sette anni prima nel tentare di eliminare il fratellino ora star di prima grandezza della televisione, getta scompiglio nella famiglia Weiss, composta da ricchissimi individui tutti baciati dalla fama: il padre è un guru di successo che segue star e personaggi dello spettacolo in crisi esistenziale e/o psicofisica; il figlio di cui ho già detto sopra, è stella di prima grandezza e baby-divo del momento, la madre invece vive nell'ossessione di un matrimonio incestuoso, avendo sposato (a suo dire senza saperlo) il proprio fratello (e sempre del guru di cui sopra parliamo).
I fantasmi, alcuni veri e quasi tattili, riaffiorano con la comparsa della sorella, che va ad installarsi, grazie all'amicizia con la ex attrice e ora scrittrice Carrie Fisher, nella casa della commediante di successo, ma a tutti gli effetti in declino, Havana Segrand, a sua volta ossessionata dal fantasma della madre, grande attrice pure lei, stella di prima grandezza morta precocemente negli anni '70, guarda caso a causa di un incendio. L'ossessione dell'attrice di oggi è quella che le venga affidato il ruolo che fu della madre (e per il quale costei sfiorò l'Oscar) in un discusso ed atteso remake: ma le scelte dei produttori convergono per una rossa rivale, gettando in tensione e depressione la fragile attrice.
Fantasmi del passato o di chi soffre per davvero, fuoco che avvolge i corpi e li purifica per sempre, visto che non c'e' scampo per alcun tipo di redenzione. Cinque personaggi (più un autista, aspirante attore e oggetto di appagamento sessuale, Robert Pattiston) che convergono e si distruggono uno con l'altro o si auto-annientano da soli, perché ormai non c'è più rimedio in un olimpo in cui le stelle sprofondano in un buco nero senza ritorno.
Un Cronemberg in gran forma che ci ricorda lo smalto e la perfidia dei suoi fantastici anni '80, per un film che sembra ambientato su un altro pianeta: ma Hollywood è un altro pianeta, che ti prende, ti porta n alto e poi ti getta giù-
Grandissimi interpreti: Julianne Moore, moderna Norma Desmond che piange la morte del bambino della rivale morto annegato e due secondi dopo esulta per la parte riottenuta grazie a questo “sacrificio”; Mia Wasikovska, tenera e folle ragazzina che non riusciamo mai e poi mai comunque a detestare; Evan Bird, l'Arnold o il Macaulay Culkin del momento, fisichetto gracile come l'uccellino suggerito dal suo opportuno cognome: la gracilità fanciullesca al servizio di una mente già bruciata e perversa; John Cusack, ormai inquietante in ogni sua recente interpretazione, dopo gli infiniti ruoli buonisti interpretati, spesso pure bene; e Olivia Williams, madre incestuosa ma pentita che per prima capisce la necessità di arrendersi e farla finita.
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