Regia di John G. Avildsen vedi scheda film
Un icona,che si "squarcia" nell'urlo rimbombante nel finale:"Adriana! Adriana! Adriana!!!!!".Rocky è un personaggio che si ama,perche' è un pezzo della nostra nostalgia giovanile o infantile,è un icona cinematografica che ispira grinta,sopratutto nella colonna sonora dai toni "sportivo/epici".
Ma sopratutto si ama perchè è uno di noi,è un figlio della strada,un provinciale ingenuo e sprovveduto,con il fuoco del talento ardente al suo interno.
E' un pezzo di cinema melodrammatico,ma mai banale,sempre forte nel congiungere esigenze di spettacolo a quelle d'un cinema impostato canonicamente.
Ha la forza d'un "classico",eppure si discosta dalla facile letteratura,elevandosi a manifesto di "cult" generazionale.
Nel 1976 lo stile crudo della "New Hollywood" degli antieroi va sbiadendo,i film crudi e violenti ci sono ancora,vedi lo splendido "Taxi driver" di Scorsese.L'America post Vietnam è ancora confusa,allo sbando,in balia d'un trauma difficile da cicatrizzare.Lo specchio di quell'America spaesata è costruita sui Travis Bickle o sui disgraziati rapinatori di Sidney Lumet.
In mezzo ad un quadro nichilista ecco sopraggiungere un attore misconosciuto che è Sylvester Stallone.
Un nome italoamericano sposato bene col contesto che lo circonda.Periferie sporche e degradate d'un periodo "settantiano" molto vintage e suggestivo.Lo Stallone non ancora "cerato e anabolizzato" è il figlio del "sogno americano".
E' un sempliciotto incarnato da un fisico scolpito e un viso irregolare,da pugile "suonato" o "cane bastonato".
Alla regia un mestierante come John G. Avildsen,che non si ripetera' piu' su questi livelli.
Un film come Rocky si differenzia nella forma canonica,dalla scrittura fruibile e a tratti mielosa,ma potente nel strutturare un immagine e un contesto periferico.
Un opera degna di ottimistica speranza,sgombrante il campo dalle idiosincrasie verso il sistema che caratterizzavano le opere crude del periodo.
Rocky è un figlio di "altri tempi",un eroe (e un cinema) di quelli che non esistono piu.E' un pezzo di "quadrilatero" sociale e sportivo,che fa della virilita' della boxe una necessita' di vita e riscatto.
E' un simbolo "proletario" che a suon di pugni "le suona" al borioso e tronfio avversario.Bellissima la storica colonna sonora,che fa della corsa mattutina anticipata dal celebre "cocktail" di uova un manifesto d'una vita difficile,che tuttavia non perde le speranze.
Superlativo il cast che annovera oltre all'iconico Stallone,la bravissima Talia Shire,goffa e timidissima fidanzata dell'eroe.
Il bravissimo e burbero allenatore interpretato da Burgess Meredith,il buzzurro e ubriacone cognato Burt Young,e l'avversario arrogante Carl Weathers.
La prima serie della saga è semplicemente bella,per un ritratto eroico eppur semplicistico della vita,che purtroppo nel tempo "s'imborghesira'" lasciando lo spazio ad una saga "commerciale,anabolizzata e politicizzata".Anche gli eroi si lasciano "corrompere",noi al Rocky anabolizzato e retorico preferiamo di gran lunga il provincialotto impacciato,sara' meno attraente,ma è pur sempre "uno di noi" ovvero un sinonimo di grinta sincera.
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