Regia di John G. Avildsen vedi scheda film
Parlare di un mito della cultura popolare è sempre difficile, tuttavia "Rocky" mi sembra effettivamente un pò sopravvalutato per gli standard odierni. Sappiamo benissimo che Stallone si investì anima e corpo in questo progetto, ma rivisto oggi, funziona soprattutto la sua interpretazione che vuole omaggiare modelli come Brando o il Borgnine di "Marty- vita di un timido" con una sobrietà decisamente appropriata, che rifugge dal manierismo. Invece la sceneggiatura scritta dallo stesso Sly mi sembra più discutibile, con episodi non sempre azzeccatissimi, un certo realismo degli "slum" di Filadelfia che già allora non aggiungeva nulla di nuovo a quanto si era visto in altri film di tono simile, alcune svolte narrative francamente poco credibili (il modo in cui Apollo sceglie, quasi per gioco, lo sfidante per il titolo dei pesi massimi non sta nè in cielo nè in terra), qualche scena un pò troppo sopra le righe (come la scenata di gelosia in cui Burt Young sfascia i mobili con una mazza da baseball). Abbastanza riuscito, invece, il "romance" fra Rocky e Adriana, anche per merito di una brava Talia Shire, e sempre trascinante la sequenza dell'allenamento per le strade di Filadelfia con la celeberrima musica di Bill Conti. A conti fatti, un'ennesima celebrazione dell'American Dream, una favola moderna un pò furbetta che ha spopolato negli States creando una saga cinematografica che non avrebbe più ritrovato la schiettezza dell'originale, un film su cui c'è stato un ampio dibattito di critici e intellettuali, sia a favore che contro, ma che rimane soprattutto nel cuore dei cinefili meno "snob" che lo considerano "one of the most inspirational movies of all times". Finale da antologia, naturalmente.
voto 7/10
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