Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Si legge tutta la difficoltà dell'integrazione, ma anche le diverse visioni del mondo e della società nel trasportare tradizioni ataviche con sè nel nuovo contesto abitativo, in uno dei più bei film di Visconti che, se non fosse per il periodo, verrebbe da definire di un tardo neo-realismo. Protagonista una famiglia matriarcale che dal sud approda a Milano in cerca di fortuna, e che troverà sulla propria strada non solo le difficoltà di adattarsi ad un mondo completamente diverso, ma tutte le tentazioni che ne mineranno nel profondo il collante che fino ad allora aveva tenuto i cinque fratelli uniti come un sol uomo. Un vero e proprio melodramma ma nell'accezione più lirica e meno riduttiva del termine, con l'eco delle grandi tragedie greche e quel senso di ineluttabile fatalismo ad aleggiare come una nebbia avvolgente. In questo quadro, fondamentale più che in altri film di Visconti si dimostra il ruolo dell'ambientazione in una Milano grigia e crepuscolare, che neanche la scena dello stupro di Nadia riuscirà a banalizzare e rendere meno efficace. Ottimo, tra tutti,Alain Delon nella parte di Rocco, un giovane che vorrebbe lasciarsi tutto alle spalle ma che finirà per essere quello più invischiato di tutti nelle dinamiche familiari e nelle tragiche vicende che si troveranno a vivere.
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