Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Un malinteso senso di solidarietà tra fratelli produce un mare di sofferenza.
*** MOLTE ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA *** E' uno di quei film dove tutto è perfetto: la regia, la recitazione, la sceneggiatura, la musica, la forza drammatica in generale. Visconti dirige senza fretta un film di tre ore, senza però stiracchiare mai l'azione, rallentare i tempi, o inserire episodi inutili. E' un film fluido, senza salti, senza punti morti. Il regista semplicemente si è preso il tempo di cui aveva bisogno, che era quello veramente necessario.
Al centro della trama vediamo le forti tensioni che percorrono questo gruppo di fratelli sradicati dalla propria terra (era meglio restare?), in particolare tra Rocco (Delon) e Simone (Salvatori). La mela marcia che ammorba e sconquassa tutta la famiglia è Simone, ma pure il candido Rocco, malgrado le migliori intenzioni, finisce forse per fare più male di tutti. Quando il fratello, per puro orgoglio, gli intima di lasciare la sua ex-fidanzata, Rocco fa un ragionamento assurdo, e quindi una scelta, deleteria per tutti. La ragazza torna a prostituirsi e si rimette con Simone odiando lui e se stessa, quest'ultimo si disprezza perché si è reso conto di aver fatto valere una pretesa assurda, e Rocco continua a vivere col pianto nel cuore e continuando ad amare lei. Per un malinteso e distorto amore al fratello (ci cui continua a coprire le malefatte) ha reso tutti e tre infelici per sempre.
Forse tutta questa complessa storia, a ben guardare, è la storia di un errore e di un rimorso inestinguibile, quello di chi capisce di aver sbagliato gravemente quando ormai è troppo tardi. Non è escluso che sia farina del sacco di uno degli sceneggiatori.
A proposito, le molte teste che hanno lavorato al copione hanno saputo produrre un'opera perfettamente omogenea e mai schizofrenica - come accade in altri casi quando le penne sono troppe. Rilevo che Pasquale Festa Campanile aveva senz'altro la vocazione di sceneggiatore drammatico, campo nel quale ha dato sempre buoni risultati. Peccato che per la maggior parte della sua vita si sia dedicato a dirigere e scrivere commedie con scarsi risultati.
In sottofondo è sempre presente il tema dell'allontanamento dalla propria terra, la nostalgia fortissima per essa, e del trauma che ciò provoca sulle persone. Sulla vicenda aleggia la domanda se era poi giusto andarsene, pagando un prezzo così alto, e portandosi dietro per sempre l'anelito del ritorno. Lo stesso arrivo a Milano avviene nel momento sbagliato e produce da subito liti e tensioni familiari, quasi come un infausto presagio sul futuro.
Momenti memorabili ho trovato la sequenza della spedizione punitiva su Rocco e Nadia, drammatica e straziante, e il monologo finale davanti i cancelli dell'Alfa Romeo, dolente e commovente.
Anche i personaggi secondari, come la padrona della lavanderia, sono definiti e interpretati bene. Menzione di merito per il sempre bravo Paolo Stoppa nei panni dell'allenatore di pugilato, e per i molti doppiatori coinvolti.
Si può certo dire che questo film è uno dei capolavori di Visconti e del cinema italiano.
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