Regia di Luchino Visconti vedi scheda film
Una vedova lucana porta i suoi quattro figli in cerca di un futuro migliore a Milano, dove già si è trasferito il primogenito. Il film è diviso in cinque parti, ognuna intitolata a uno dei fratelli (Vincenzo, Simone, Rocco, Ciro, Luca); ma ovunque incombe la terrificante figura della matriarca piagnona e castratrice, residuo arcaico in una società industriale. Si comincia con lo sbarco nella terra promessa, segue la storia delle difficoltà legate all’inurbamento, si finisce constatando l’impossibilità di un riscatto (la boxe non aiuta a emergere, la prostituta Annie Girardot non riesce a concretizzare le sue velleità di cambiamento: l’unico obiettivo realizzabile è il raggiungimento di una minuscola rispettabilità borghese); ma forse, verghianamente, toccherà al più piccolo recuperare il senso morale delle radici familiari. Pur con qualche eccesso melodrammatico, specialmente verso la fine, il film riflette in presa diretta sulle tensioni sociali prodotte dal boom e dall’emigrazione interna mostrando un’altezza di vedute che il cinema italiano d’oggi può solo rimpiangere.
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