Regia di Vincent Dawn vedi scheda film
Un ferocissimo androide armato fino ai denti comincia a terrorizzare le tribù delle Filippine. In soccorso arriva un’équipe di valorosi mercenari: Caporale Neil Corey detto “Shotgun” (!), l’ufficiale medico Arthur “Papa Doc'” Bray (!!), Sonny Peel “Il sanguinario” (!!!), e il maggiore Murphy Black soprannominato “Killzone” (!?!?). Insieme formano i “B.A.M.” (Bad Assed Mutherfuckers), una squadra d’esasperati esaltati dal grilletto facile; se non fosse per la cosmesi orrenda, i dialoghi cacofonici, la recitazione pazzesca (ci sono facce che in alcune inquadrature sembrano sotto effetto di stupefacenti), le voragini della trama, e la messa in scena farneticante (il montaggio delle battaglie a suon di proiettili è assurdo, vedere per credere), "Robowar" non sarebbe tanto male come taroccata di "Predator". Tutto vacilla nel nonsense più pretestuoso (il detonatore per distruggere il robot Omega 1 agisce solo in un raggio “calcolato” dal tecnico delle testate esplosive, mentre la pulzella di turno, esperta in chimica, insegna al militare che l’ha salvata dalla gang di terroristi come fabbricare delle bombe con i vari materiali racimolati in un buio ospedale abbandonato…). Bruno Mattei evidentemente voleva suscitare ilarità al pubblico con una ciofeca allestita grazie agli scarti di costumi e strumenti di Cinecittà. E a tratti ci riesce (la visuale spixellata di Omega 1 davanti al grugno urlante di “Quang” è una goduria). Almeno nella prima mezz’ora. Poi però le irrazionalità e le incongruenze diventano talmente irritanti da non permettere al lungometraggio di assimilare il fascino dell’essenza del B-Movie. Buoni comunque gli arrangiamenti elettronici.
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