Regia di Irvin Kershner vedi scheda film
La Detroit del futuro continua ad essere una città non molto ospitale; a differenza di altri luoghi l'aria è ancora respirabile, ma il tessuto sociale cade a pezzi. Mentre in molti cittadini impazziscono per una nuova droga, le autorità cittadine sono in bancarotta, non possono pagare gli stipendi ai poliziotti - che entrano in sciopero - e sono debitrici della multinazionale OCP, creatrice del primo Robocop, che, per qualcuno della compagnia, è sorpassata. Tuttavia, i tentativi di crearne un successore falliscono; finchè una studiosa senza scrupoli ha l'idea di trapiantare in un corpo meccanico il cervello di un criminale, mitomane e tossicodipendente, ritenendo di poterlo controllare con l'erogazione di droga. In questo seguito le tematiche che hanno contraddistinto il primo film della serie - dalla natura di ibrido uomo/macchina del protagonista derivano riflessioni sul libero arbitrio e sulla capacità di provare emozioni e sentimenti di queste creature - passano in secondo piano, seppur ancora presenti. Il film, che ho rivisto dopo tanti anni, si rivela essere come lo ricordavo. Un solido ed interessante film d'azione, che non nega allo spettatore alcun elemento proprio del genere; sparatorie, inseguimenti, agguati, battaglie tra androidi; il tutto condito da sangue e violenza, a volte gratuita, a volte funzionale alla trama e all'atmosfera di decadenza della quale questo "futuro" è ammantato; mostrato con effetti speciali che ormai non riescono a nascondere la loro età, e infine arricchito con qualche elemento "gore". La trama è solida e plausibile ed il ritmo è molto sostenuto. Interessanti i personaggi, benchè in parte stereotipati. Ho apprezzato in particolare i cattivi: lo psicopatico Cain e il ragazzino-gangster Hob; memorabile la scena che ne mostra la fine, un'agonia in mezzo a mucchi di soldi. Un film divertente ed appassionante, forse un po' bistrattato in quanto seguito non all'altezza del predecessore per contenuti ed innovazione. Voto tre stelle, più mezza per l'affetto che porto a questo film, del quale da adolescente non perdevo mai una replica.
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