Regia di Alberto Luchetti, Ottavio Plini vedi scheda film
Sublime. Come le ipotesi più oscure, così inquietanti e perfette da riuscire a convivere con il loro opposto senza produrre contraddizioni. La morte di un Genio può essere una e molte, naturale o criminosa, volontaria o imposta. È la fine assoluta che riassume tutte le fini possibili, e in tal modo si riapre alle infinite possibilità della creazione immortale. L’agonia eterna è un inizio che non vuole spegnersi, che intende continuare ad accogliere nel suo grembo pietoso gli echi di ogni umana sofferenza. La voce del dolore che si prolunga nel tempo, ben oltre la volgare estemporaneità di un grido, è musica che traduce le ferite dell’anima nelle profondità nascoste di una piangente ed universale armonia. I singhiozzi si fanno meditati gorgheggi. Le lacrime divengono accenti cristallini sulle onde trascinanti di un oceano di tristezza. Il compositore vi affonda le mani, per coglierne le increspature più preziose, che occhieggiano, quasi impercettibili, appena sotto l’opaca superficie del dramma. La purezza è un tintinnio che si placa, rallentando rispettosamente il passo, e si trasforma nel solenne andamento di un requiem crepuscolare. La luce più penetrante è infatti quella della sera. È Il bagliore degli sguardi parziali e indiretti, che inquadrano di sfuggita le fattezze ambigue di un volto familiare, eppure improvvisamente estraneo. Ci sono maschere rivelatrici che nascondono, ed evidenze omertose che confondono. Ogni cosa può essere detta o immaginata, senza turbare la virginale uniformità del non sapere. Il lume, per essere onesto, deve puntare in ogni direzione. E deve insistere a cambiare colore, senza preferirne nessuno in particolare. Il dio della giustizia veste un abito rigorosamente grigio. Occorre socchiudere gli occhi per vederlo in tutta la sua nobile mancanza di lustro. Non è facile educare l’obiettivo di una macchina da presa a questo esercizio di sobrietà concettuale, senza perdere l’intensità di quel rumore di fondo che è il tumulto di una vita artistica, e di un’arte vitale. Ma in Requiescat si compie questo piccolo grande miracolo. Ed un sole perenne si accende, in mezzo alla notte che preme per perpetuare i suoi magnifici incubi.
Ciò che emerge dal buio vive per sempre. La conoscenza è un culto panteistico. E la soluzione di ogni mistero è un coro che canta nella penombra delle Verità.
Complimenti vivissimi a tutti gli “amici” autori, interpreti e realizzatori del film. GRAZIE per averci regalato questo gioiello.
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