Regia di Alberto Luchetti, Ottavio Plini vedi scheda film
La misteriosa morte del celebre compositore russo è un argomento su cui i diversi media si sono cimentati con esiti alterni: questo più che apprezzabile lavoro si colloca sulla medesima scia di inchiesta, fornendo non un punto di vista definitivo bensì tre “verità”, diverse e ugualmente plausibili. Come in una sorta di Processo kafkiano, un oscuro giudice interroga i testimoni più attendibili sulla vicenda, la cui ricostruzione risulta complicata proprio a causa delle loro parole così contraddittorie, che aprono squarci inquietanti nella vita del musicista.
L’intero cast – sia tecnico, che artistico – mostra un notevole impegno nel tentativo di penetrare l’anima, di certo tormentata, di questo autentico e rivoluzionario genio musicale.
Particolarmente significative le interpretazioni di Valerio Vannini e Stefano Falotico: il primo, nei panni di Modest Cajkovskij, nonostante qualche incertezza nella pronuncia riesce comunque a rendere lo spirito di questo personaggio, vissuto quasi sempre all’ombra del ben più famoso e dotato fratello; l’altro, celato dietro un mascheramento degno dell’ipotetico e misterioso committente del Requiem mozartiano, come un novello epigono vocale di Carmelo Bene e Gianni Musy interroga non per giudicare, ma con il preciso scopo di seminare dubbi.
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