Regia di Frank Capra vedi scheda film
La svolta di Capra
Arriva John Doe è un film molto importante nella storia della cinematografia capriana, perché rappresenta uno snodo topico della carriera del regista. In primo luogo si tratta del primo film senza il contributo di Joseph Walker, fidato direttore della fotografia dei film di Frank Capra, che aveva fino ad allora conferito alle sue opere quello stile semplice e diretto tanto voluto dal regista. In secondo luogo con questo film Capra osa abbandonare dopo oltre trent’anni la Columbia e dunque il modello di produzione hollywoodiano tradizionale: con il suo fedele sceneggiatore Robert Riskin (lui un liberal, Capra un conservatore, i loro film una sintesi perfetta), colui che qualcuno malignava essere il vero artefice di certe trame troppo “caramellose” dei film di Capra, fonda una casa di produzione indipendente, la Frank Capra Productions. È un azzardo che il regista pagherà caro, con il suo lento ma inesorabile declino, ma il film che ne esce sembra liberare Capra dai vincoli hollywoodiani e gli permette di approntare un film teorico e per certi versi oscuro e pessimista (probabilmente anche influenzato dal clima pre-bellico), film che ha in sé tutte le bellezze e contraddizioni della produzione indipendente, soprattutto quando questo avviene nell’ambito di una consolidata tradizione formalizzata dalla influenza delle gradi case di produzione hollywoodiane. Dopo la guerra, Capra e Riskin cedono tutti i diritti del film ed il negativo al distributore indipendente Sherman K. Krellberg, la cui Goodwill Pictures non riesce a rinnovare quei diritti, lasciando che, a causa delle cattive condizioni di conservazione, il negativo si deteriori ed il film diventi nel '69 di pubblico dominio.
Mr. Jimmy Norton (Edward Arnold), editore facoltoso, dopo aver acquistato un giornale, decide con l’aiuto del caporedattore Connel (James Gleason) di procedere ad una epurazione di gran parte della redazione. La giornalista Anna Mitchell (Barbara Stanwyck ritorna dopo 8 anni a prendere parte ad un film con Capra), anch'essa licenziata, per dispetto si inventa come ultimo articolo una lettera aperta al giornale da parte di un tale John Doe (nome che negli Stati Uniti indica una persona su cui si vuol mantenere l’anonimato) che minaccia di suicidarsi entro l’anno, dopo aver perso da quattro anni il lavoro e disgustato dalla società e dalle ingiustizie del mondo.
La lettera ha inaspettatamente un successo enorme e Anna propone al direttore Connel di sfruttare l'occasione, inventandosi un vero John che individuano in "Long" John Willough (Gary Cooper) ex-giocatore di Baseball diventato vagabondo a causa di un problema a un braccio che lo ha escluso dal mondo sportivo, sempre accompagnato dal suo fidato “colonnello” (Walter Brennan), che rappresenta per John un costante richiamo alla libertà e al vagabondaggio, al contrario di Anna che invece ne è la controspinta verso l’efficienza e la stabilità.
Inizia così la fulminante carriera dell’ex-vagabondo, a cui, con l'accordo dell'editore, Anna scrive discorsi semplici, che lei preleva dal diario del padre ormai morto, discorsi che colpiscono il cuore delle persone che lo leggono e lo ascoltano in radio, risvegliando in loro l'umanità persa e chiedendo a John di non compiere il suicidio che lui ha stabilito per la notte di Natale. Dal canto suo John inizia a far suoi i bisogni della gente, a leggere nei loro occhi comprendendo che gli esseri umani sono soli ed assetati di qualcosa; sorgono inizialmente alcuni club a suo nome che, con la spinta interessata di Norton, si diffondono a macchia d'olio per l'intero paese. Fino a quando Norton capisce che è il momento di utilizzarli per le sue mire di dominio, decidendo di fondare un nuovo partito e chiedendo ad Anna di scrivere per l'ex-sportivo un discorso per l'imminente comizio nazionale del neonato movimento, nel quale dovrà annunciare la creazione del partito e la discesa in campo del magnate, un uomo che dichiarerà di sua totale fiducia per aver sostenuto finanziariamente la nascita dei club. E` a quel punto che John Doe, allertato dal direttore del giornale, si accorge della truffa e, allontanatosi da Anna, della quale era ormai innamorato, decide di svelare tutto in un comizio pubblico, purtroppo preceduto dallo stesso editore che, grazie al suo potere mediatico, gli scatena contro la stampa e lo scredita davanti alla folla come impostore, impedendogli poi di parlare. A Long John non resta che meditare realmente sul suicidio e preparare una lettera che verrà consegnata alla stampa dopo la sua morte.
Del film Capra gira ben cinque finali e di tutti si dichiara insoddisfatto; è assai probabile che la scelta definitiva sia stata fortemente condizionata dalla necessità del regista di non deludere il proprio pubblico.
Il film del resto appare diverso dai lavori precedenti del regista, forse è il suo lavoro più autoriflessivo, e, complice anche la fotografia del nuovo direttore George Barnes, tutto risulta più cupo, respirandosi un'aria per certi versi sinistra ed allontanandosi dal classico stile “happy ending”.
C’è un senso allegorico in questo film che rappresenta il feroce stridore tra bene e male, tra umanità e cinismo del potere, tra pubblico e privato e in qualche modo le vicende di John Doe seguono un canovaccio retorico ispirato ad un percorso di comparsa, caduta e resurrezione del protagonista. John Doe incarna un visionario che combatte contro lo strapotere invadente dei media, delle masse condizionate al pensiero dominante e dello spettacolo che immiserisce le bellezze umane. La contraddizione insita nel messaggio del film è che se da un lato il regista avverte che media ed opinione pubblica possono essere piegati ad un uso manipolatorio, dall'altro per farlo usa un mezzo che è esso stesso strumento di possibile manipolazione e propaganda. In più Capra intuisce che il pubblico può essere ingannato con la stessa facilità con cui potrebbe ribellarsi a chiunque e lo rappresenta molto bene quando la folla si rivolta contro John Doe.
Resta in ogni caso salda la convinzione del regista che il sistema americano, pur quando corrotto o sventrato, ad esempio da una crisi come quella del '29, abbia sempre la possibilità di rigenerarsi dall'interno e che tale capacità di rinnovamento e recupero nasca dal basso, dalla gente comune, quella maggiormente colpita dalle sopraffazioni dei centri di potere. Ecco perché anche in questo caso la figura del Messia salvifico viene dal popolo, addirittura da un ex-vagabondo.
I film più popolari di Capra hanno sempre provato a contrastare ogni forma degenerativa del sistema parlando al proprio pubblico in termini di principi morali che sono alla base della cultura civica nazionale. Il regista, nonostante tutto, nutriva del resto una fede incrollabile nel proprio Paese e nelle sue persone, nell'americano medio, in una sorta di idealismo che però proprio in questo film inizia a mostrare le sue crepe e i suoi dubbi.
Bisogna infine sottolineare come il montaggio di Arriva John Doe sia per certi versi un elemento innovativo della cinematografia dell'epoca, con il suo copioso fluire di immagini, titoli e dissolvenze tra le immagini stesse e le testate giornalistiche, quasi a dare il senso opprimente dell'invasività e dell'influenza del quinto potere.
In conclusione un film che merita la sufficienza piena perché, nonostante una vaga incertezza narrativa, dimostra sfaccettature stilistiche di Capra assai interessanti e per certi versi inedite.
A causa del grave danneggiamento del negativo, per anni il film è stato distribuito con master di qualità infima derivanti da positivi assai scadenti. A metà degli anni '70 l'AFI effettuò un restauro parziale del film unendo parte dei positivi in nitrato da 35mm sopravvissuti nei depositi di Krellberg alla stampa integrale della Warner. Fu quindi realizzato un nuovo negativo che oggi è in possesso del Library of Congress di Washington. Non è da escludere che sia quello il restauro che la TCM propone finalmente in streaming con definizione decisamente buona rispetto alle pessime copie circolate in home video in tutto il mondo fino ad inizio 2020.
In Italia per anni era disponibile il solo ridoppiaggio. Nel 2014 è stata stampata in home video da Sinister una edizione che per la prima volta ha proposto il doppiaggio d'epoca in italiano (disponibile già in rete, ma con qualità inadeguata). Tale doppiaggio non copre due scene abbastanza importanti: quella in cui John racconta ad Anna un sogno nel quale le fa da padre e una parte di quella in cui Connel confessa a Joe il suo sdegno per quanto sta accadendo.
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