Regia di Thomas Lilti vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2014 – SEMAINE DE LA CRITUQUE – FILM DE CLOTURE
Il “padre” greco della medicina (nacque e visse nell'isola di Kos, dove ancora oggi si celebrano certi folkloristici riti di laurea per studenti giunti al termine dei coesi di studio), sta ad intendere, nel bel film opera prima, sottile e acuto, di Thomas Lilti, le problematiche non solo psico-attitudinali, ma anche etico-sociali che i medici di corsia e comunque tutti coloro della categoria che hanno a che fare con le emergenze e i casi disperati, sono tenuti ad affrontare.
Decisioni immediate grazie alle quali magari si salva la vita ad un paziente, ma che magari si discostano anche solo leggermente dai dettami e dalle regole che la medicina impone e cerca di far rispettare.
Il giovane e neolaureato Benjamin accede al suo primo giorno di lavoro come un militare alla vestizione. Gli chiedono la taglia per il camice, ma gliene danno uno di due misure più grande e pieno di macchie (ma sono “macchie pulite”, lo rassicura l'infermiera); poi subito in corsia, dove una dottoressa un po' fredda lo liquida con una spiegazione velocissima e approssimativa del reparti e dei pazienti di cui dovrà prendersi cura, oltre che di quelli provenienti dal pronto soccorso, e dunque necessitanti di cure urgenti.
La prima notte di guardia un'urgenza lo costringe ad intervenire su un barbone con problemi di cirrosi e altri malesseri, che poi la mattina viene trovato senza vita.
La responsabilità è di Bejamin che non ha sottoposto il malato ad una tac, visto che l'apparecchio non funziona nìbene da mesi.
Ma Benjamin è pure il figlio del primario di quell'ospedale, e la sua condotta superficiale viene insabbiata con la massima disinvoltura dal personale medico, ma anche utilizzata come uno strumento per denigrarlo o farlo sentire un incapace nel momento in cui la mancata esperienza, naturale in un giovane medico come lui, interviene ad ostacolarlo ed intralciarlo nelle decisioni.
Tutto intorno un ambiente medico fatto di eroi di tutti i giorni che cercano di districarsi tra i mille problemi di una sanità che anche nella più ricca Francia subisce tagli sempre più pesanti e problematici, di goliardici che disegnano sui muri situazioni sessualmente scottanti su personaggi che sono inequivocabilmente la parodia di loro stessi in una giungla di corsie e apparecchiature mediche sempre troppo insufficienti per bastare per tutti.
Hippocrate è un film intelligente e fine, a cui giova l'interpretazione sottile e timidamente tenace del giovane protagonista Vincent Lacoste, coadiuvato da attori di razza come Jacques Gamblin, un padre illustre ma scomodo che tende al compromesso, Reda Kateb nei panno dell'abile dottore immigrato degradato al ruolo di ultimo arrivato per ragioni assurde, e la severa Marianne Denicourt dagli occhi magnificamente cerulei e severi di chi guarda dispensando sempre un proprio giudizio sull'operato altrui.
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