Regia di Thomas Lilti vedi scheda film
Non è facile la vita per un giovane medico internista. Lo impara presto Benjamin, tirocinante semestrale nella clinica diretta dal padre. Fin dal suo arrivo, infatti, si trova a far fronte ai tipici problemi che caratterizzano il servizio sanitario nazionale. Indossato quindi il camice di quarta misura – due taglie più grandi rispetto al suo fisico smilzo – il ragazzo entra a contatto con la dura realtà medica, investito dall’importante onere/onore di curare pazienti e salvare loro la vita, quando e come possibile. Tra turni massacranti, contrasti gerarchici sulla somministrazione di farmaci e l’uso di determinate terapie, carenza di personale e attrezzatura tecnica funzionante, con lo sguardo del protagonista assistiamo alle difficili condizioni in cui avviene la degenza dei malati, verso i quali si prova una sincera pietas (il signor Lemoine, la signora Richard).
“Gli errori del medico li copre la terra”, recita un amaro proverbio (l’aforistica sull’argomento è sterminata, molto spesso pungente). Ma il regista è un dottore di professione, quindi può permettersi anche di denunciare l’allarmante situazione sanitaria che egli ben conosce. Forse si potrebbe imputargli il difetto di una facile retorica, o magari una semplificata e ottimistica fiducia nella risoluzione della logistica ospedaliera. Il tono scelto però, brillante con picchi emotivi (si sente moltissimo lo stile delle serie americane di genere medical drama), tocca innegabilmente la sensibilità di ogni spettatore, futuro paziente (si spera il più tardi possibile), o comunque congiunto di esso.
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