Regia di Marjane Satrapi vedi scheda film
Ogni tanto, se non spesso, il pulp fa solo che bene: ravviva, incalza, ispira, esplicità stili e caratteri che magari fino a quel momento non erano riusciti a manifestarsi nella loro piena personalità.
MARJANE SATRAPI è la fattucchiera scaltra e talentuosa che ci ha divertito con ironica intelligenza nel suo film d'animazione d'esordio, il pluripremiato Persepolis che la ritraeva stilizzata e buffa, protagonista battagliera di una lotta tragi-comica per la salvaguardia dei diritti inviolabili della persona resi nulli da una società maschilista e dittatoriale nella Teheran di fine anni '70. Dopo la delusione cocente del suo secondo appuntamento cinematografico (l'ambizioso ma farraginoso Pollo alle prugne), la regista franco iraniana torna a dirigere, questa volta però una commedia horror-splatter molto americana (a partire dal cast variegato ed illustre), THE VOICES incentrata sulla figura di un giovane serial killer guidato ed ossessionato da voci benevole e maligne che lo guidano e dirigono la sua mente labile e impossibilitata a discernere il bene dal male.
Un giovanottone di nome Jerry, operaio (in tuta rosa shocking portata con candida ingenuità) di una piccola azienda di legnami e fai da te, solitario e riservato, si innamora di una avvenente collega bruna, ma è pure anelato da altre due sue colleghe, una bionda esile e carina ed una mora giunonica se non obesa.
Completamente perduto dall'avvenenza della prima donna, il giovane la segue, cerca di ottenere un appuntamento, ma quando scopre che la ragazza non pare molto interessata, agisce in modo violento, sopraffatto dalla voce maligna che lo guida, impersonata ed identificata nella figura del suo gatto rosso, laddove la voce positiva che inutilmente lo invita alla calma è impersonata dal suo cagnone pacifico e un po' ingenuo.
Da quel momento la furia killer sembra aver pervaso il ragazzo che, ad una ad una, finisce per uccidere e sezionare le tre ragazze che in qualche modo egli desidera o dalle quali egli è desiderato.
Viene a galla un passato tragico e non meno violento che ha caratterizzato l'infanzia del giovane, reo di aver sterminato la propria famiglia e per questo ricoverato per anni ed anni in un istituto psichiatrico, ora in libertà vigilata e sottoposto a controlli periodici da parte di una scaltra dottoressa (la grandissima Jacky Weaver).
Tono scanzonato, coloratissimo, ironico e pulp per una ritrovata in salute Sartrapi che azzecca i tempi, l'avvenenza e la simpatia dei protagonisti, fino ad un finale irrisolto come da copione ma con un balletto finale alla Happy Days davvero divertente. Ottimo Ryan Reynolds, psicopatico senza controllo impegnato in una parte in netta antitesi con quella dello sconvolto padre di famiglia nel contemporaneo bel dramma di Atom Egoyan, The Captive.
Esilaranti le due voci tentacolari e influenzatrici tendenziose come quelle delle sirene nei confronti di Ulisse, che danno personalità e stile d'azione al pericoloso serial killer, e che prendono le forme e i lineamenti da una parte (quella maligna) del bel gattino rosso, perfido e scaltro e dall'altra (il lato buono e tollerante) del buffo cagnone un po' tonto ma di cuore e leale che condividono la casa del disturbato insicuro protagonista.
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