Regia di Marjane Satrapi vedi scheda film
The Voices (2014): locandina
Ogni tanto, se non spesso, il pulp fa solo che bene: ravviva, incalza, ispira, esplicità stili e caratteri che magari fino a quel momento non erano riusciti a manifestarsi nella loro piena personalità.
MARJANE SATRAPI è la fattucchiera scaltra e talentuosa che ci ha divertito con ironica intelligenza nel suo film d'animazione d'esordio, il pluripremiato Persepolis che la ritraeva stilizzata e buffa, protagonista battagliera di una lotta tragi-comica per la salvaguardia dei diritti inviolabili della persona resi nulli da una società maschilista e dittatoriale nella Teheran di fine anni '70. Dopo la delusione cocente del suo secondo appuntamento cinematografico (l'ambizioso ma farraginoso Pollo alle prugne), la regista franco iraniana torna a dirigere, questa volta però una commedia horror-splatter molto americana (a partire dal cast variegato ed illustre), THE VOICES incentrata sulla figura di un giovane serial killer guidato ed ossessionato da voci benevole e maligne che lo guidano e dirigono la sua mente labile e impossibilitata a discernere il bene dal male.
Un giovanottone di nome Jerry, operaio (in tuta rosa shocking portata con candida ingenuità) di una piccola azienda di legnami e fai da te, solitario e riservato, si innamora di una avvenente collega bruna, ma è pure anelato da altre due sue colleghe, una bionda esile e carina ed una mora giunonica se non obesa.
The Voices (2014): locandina
Completamente perduto dall'avvenenza della prima donna, il giovane la segue, cerca di ottenere un appuntamento, ma quando scopre che la ragazza non pare molto interessata, agisce in modo violento, sopraffatto dalla voce maligna che lo guida, impersonata ed identificata nella figura del suo gatto rosso, laddove la voce positiva che inutilmente lo invita alla calma è impersonata dal suo cagnone pacifico e un po' ingenuo.
Da quel momento la furia killer sembra aver pervaso il ragazzo che, ad una ad una, finisce per uccidere e sezionare le tre ragazze che in qualche modo egli desidera o dalle quali egli è desiderato.
Viene a galla un passato tragico e non meno violento che ha caratterizzato l'infanzia del giovane, reo di aver sterminato la propria famiglia e per questo ricoverato per anni ed anni in un istituto psichiatrico, ora in libertà vigilata e sottoposto a controlli periodici da parte di una scaltra dottoressa (la grandissima Jacky Weaver).
The Voices (2014): Ryan Reynolds, Gemma Arterton
The Voices (2014): Ryan Reynolds
Tono scanzonato, coloratissimo, ironico e pulp per una ritrovata in salute Sartrapi che azzecca i tempi, l'avvenenza e la simpatia dei protagonisti, fino ad un finale irrisolto come da copione ma con un balletto finale alla Happy Days davvero divertente. Ottimo Ryan Reynolds, psicopatico senza controllo impegnato in una parte in netta antitesi con quella dello sconvolto padre di famiglia nel contemporaneo bel dramma di Atom Egoyan, The Captive.
Esilaranti le due voci tentacolari e influenzatrici tendenziose come quelle delle sirene nei confronti di Ulisse, che danno personalità e stile d'azione al pericoloso serial killer, e che prendono le forme e i lineamenti da una parte (quella maligna) del bel gattino rosso, perfido e scaltro e dall'altra (il lato buono e tollerante) del buffo cagnone un po' tonto ma di cuore e leale che condividono la casa del disturbato insicuro protagonista.
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Innanzitutto il riassunto del film lascia al quanto a desiderare, capisco possa anche esser un sistema x nn spoilerare ma chi nn l'ha visto se legge si fa un idea del tutto sbagliata.
Tutto il film è basato sugli equivoci, gli imprevisti, le svolte narrative partono sempre da un accadimento apparentemente inaspettato e casuale e da lì la "scelta", che il protagonista si trova a dover fare. Ha un che di poetico/filosofico nonostante la sua vena pulp. Per certi versi un piccolo capolavoro metafisico, una rilettura in chiave horror di come la vita ci cambia sotto gli occhi e delle scelte che noi facciamo quando ci troviamo di fronte all'imprevisto, magari nn del tutto piacevole. Naturalmente le voci del gatto e del cane rappresentano semplicemente il bene ed il male, quelle che ognuno di noi ha dentro di sé.
Se guardate bene, alla fine, scoprirete che nn vince ne l'uno ne l'altro ma vince (o meglio, perde) l'uomo di fronte alla paura di doversi difendere ed/o giustificare con il resto del mondo per le sue azioni, seppur involontarie e da lì in poi il baratro.
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