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Lone Survivor

Regia di Peter Berg vedi scheda film

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maurizio73

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La recensione su Lone Survivor

di maurizio73
4 stelle

Storia (vera) di un team di Navy Seals (corpo di elite della marina americana) che durante una pericolosa e difficile missione antiterroristica tra le montagne dell'Afganistan subirono un'imboscata da parte di un manipolo di ribelli talebani in cui perirono diversi soldati americani e se ne salvò soltanto uno dalla cui autobiografia sono tratti soggetto e storia.
Nel solco di una abusata tradizione del cinema bellico in bilico tra la retorica auto-celebrativa dell'eroismo yankee in campo ostile e le consuete cinematiche del film d'azione violenta, si inserisce questa versione romanzata della sfortunata e cruenta operazione 'Redwing' il cui motore dinamico oscilla tra l'irrinunciabile etica familistica dell'americano medio (come sempre la misura del tragico sta nell'inevitabile più che nel 'grand guignol') e dall'iperrealismo ansiogeno di una caccia all'uomo nell'intricato ginepraio d'una foresta afgana (ma potrebbe essere il Wyoming!) quale scenografico e suggestivo labirinto di morte.
Rielaborando l'estetica di un cinema western ormai consegnato alla storia, Berg propone i soliti clichè di un accerchiamento ostile con tanto di sagome nere e minacciose che si stagliano sulla cresta di un'altura nel presagio di una prevedibile 'Little Big Horn', appena mitigata dal tardivo revisionismo culturale degli anni '90 nella dicotomica suddivisione tra gli implacabili cacciatori di scalpi inneggianti Allah e la rassicurante presenza di una solidale popolazione autoctona che, se da un lato risolve narrativamente la vicenda, dall'altro la priva di una reale credibilità storica (forse il libro spiega perchè diamine dei pacifici e indifesi villici mettano a repentaglio la loro incolumità per salvare la vita di uno sconosciuto straniero invasore, cosa che il film solo debolmente suggerisce). Di questa operazione vetero-propagandistica (tanto quella reale quanto quella cinematografica) se ne sentiva davvero poco il bisogno, non foss'altro che per risparmiarci il solito grugno indurito di Mark Whalberg che, sebbene attore di indovinate qualità e attitudini fisiche, finisce per replicare l'ennesima parodia dell'eroe solitario (lone survivor) che sopravvive con stoica rassegnazione non tanto alle ferite ed alle mortificazioni del corpo, quanto a quelle professionali di chi è costretto a recitare (testuale) che: 'Uomini coraggiosi hanno combattuto e sono morti per creare quella tradizione eroica che sono chiamato a rappresentare'. Il finale con la commovente rassegna di un triste repertorio di 'cari estinti' colma la misura. Ognuno ha diritto a ricordare i propri morti, ma a tutto c'è un limite.

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