Regia di Tommy Lee Jones vedi scheda film
Bel film. Tommy Lee Jones è un bravissimo attore, ma ha dei numeri anche come regista. Non ha la tecnica di Kubrick né la tendenza alla poesia di Tarkovskij, ma ha qualcosa da dire sulla vita, oltre che sul cinema.
Per il senso di cinica ironia che si innesta su vicende indubitabilmente tragiche, il film di Jones ricorda la letteratura di Percival Everett (Il paese di Dio).
Qualcuno ha detto, a proposito di The Homesman, che il film parla di un West nel quale non ci sono eroi. Io direi che in questo film, sebbene sia lungi dal regista il volersi porre quale anti-Ford, non ci sono leggende, ma eroi piccoli e silenziosi sì.
Mary Bee Cuddy è una zitella di 31 anni, laboriosa ed autoritaria, come indica il suo secondo nome (bee = ape). La donna si assume l'onere di svolgere un compito da uomo - condurre a una missione tre giovani donne divenute pazze nelle desolate lande del territorio del Nebraska.
Il sedicente George Briggs è un anziano disertore del corpo dei Dragoni dell'esercito americano, sfrattato con metodi alquanto bruschi da una casa occupata abusivamente e sbrigativamente condannato all'impiccagione. Salvato da Mary Bee, l'uomo vorrebbe solo vivere in pace e possibilmente mettersi in tasca qualche dollaro. Solo per riconoscenza, accetta, perciò, la proposta della zitella di aiutarla ad accompagnare le tre donne alla missione posta nello Stato dello Iowa.
Briggs porterà a compimento il proprio incarico, anche una volta che sarà rimasto solo. E questa sua avventura non si risolverà in una personale crescita o in una vicenda di formazione, anche perché si svolge in una natura ostile, nella quale gli indiani (Kiowa o Pawnee che siano), sebbene siano quelli che hanno ragione, restano enigmatici e fedeli alle loro tradizioni di una violenza senza alcun apparente motivo.
Bravissimo Jones a fornirci un racconto che non ha bisogno della sua morale della favola.
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