Regia di Tommy Lee Jones vedi scheda film
Dettagli di contorno che nulla tolgono o aggiungono a "The Homesman", storia di confine incentrata sul viaggio di una strana coppia - la zitella Mary Bee Cuddy e George Beegs, l'uomo che lei ha salvato da morte sicura - incaricata di trasportare tre donne malate di mente da chi se ne prenderà cura, attraversando lo spazio sconfinato e selvaggio dell'America del xix secolo. Un impresa non da poco, considerato che durante il cammino saranno costretti ad affrontare situazioni paradigmatiche tipiche del genere, con indiani, fuorilegge e tutori della legge pronti ad imporsi nella storia del film più per il carisma iconografico ereditato dalla tradizione letteraria e cinematografica che per doti contingenti, letteralmente consumate dall'entropia di un mondo alla deriva. Figure del paesaggio che, nella mancanza di peso specifico, e nella tangibile violazione delle regole - con l'elemento maschile in completo disarmo toccherà a Mary Bee caricarsi di ogni responsabilità - appaiono la certificazione del malessere di un genere filmico che vive nel costante prolungamento della sua agonia. La regia di Jones leggittima queste considerazioni, trasformando la frontiera americana in uno spazio claustofobico che separa chi vi sta dentro dal resto del mondo. Come dimostra l'escalation di morti e di disgrazie che si moltiplicano quanto più la carovana si avvicina alla cosiddetta civiltà. Quasi a dire che il western, con i tipi umani e le tradizioni che lo contraddistinguono, è un luogo geografico e mentale "irriproducibile". Destinato a scomparire senza lasciare alcuna eredità.
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