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The Homesman

Regia di Tommy Lee Jones vedi scheda film

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La recensione su The Homesman

di giurista81
6 stelle

Curioso e particolare western che sfrutta l'abusata struttura del point to point, ripresa anche da altri western del periodo (tipo Hostiles), inserendovi però un contenuto atipico che richiama vecchi western europei come I Sette del Texas (1964) di Joaquìn R. Marchent. The Homesman non può certo dirsi un western commerciale. Lento, giocato sulle caratterizzazioni dei personaggi (due soprattutto) e sulla costruzione di un mondo bigotto solo apparentemente devoto agli insegnamenti di Dio. Hilary Swank (Million Dollar Baby) e Tommy Lee Jones sono notevoli e interpretano i due personaggi, molto diversi tra loro, chiamati a portare a termine una spedizione quasi suicida. Devono trasportare tre donne, affette da gravi disagi psichici e maltrattate da rispettivi mariti, da un punto all'altro del western, addentrandosi in territori desertici infestati da indiani e sbandati. L'azione è limitata e sparsa nella storia. A interessare è lo studio dei personaggi e vedere come gli stessi si influenzano tra loro. La donna interpretata dalla Swank, non meno disturbata delle trasportate, sogna di poter avere per sé un marito e, sostanzialmente, chiede a chiunque incontri di sposarla (argomentando però su un piano materiale e di mutuo soccorso, bensì che sull'amore e la passione erotica), venendo rifiutata in quanto troppo dura e autoritaria (sembra pure che non abbia mai avuto un rapporto sessuale nonostante i trentuno anni). A differenza sua le tre trasportate, evidentemente di personalità meno forte (ma neppure la Swank è forte, magari vorrebbe esserlo), hanno trovato la pazzia quale risposta ai problemi matrimoniali. Il personaggio di Lee Jones è uno che non ama nessuno, lo dichiara lui stesso; è un disertore, un alcolizzato, uno sbandato e, in più di una circostanza, cerca di ammutinare dall'impegno preso sotto ricatto, poiché la Swank lo ha salvato da un'impiccagione imminente. I due, se si mettessero insieme, potrebbero salvarsi, perché in coppia offrono il meglio di loro stessi. La Swank si ammorbidisce, è gentile con le tre donne che, di fatti, perdono la loro aggressività strada facendo e si affezionano ai due; Lee Jones rinuncia all'alcool, diviene gentile e rispettoso degli impegni presi. E' anche capace e riesce a togliersi dagli impicci, risolvendo problemi pratici. Purtroppo però i disagi psicologici ci sono e tornano a manifestarsi, impedendo ai due di salvarsi. Tra mille difficoltà la missione viene comunque portata a termine ed è curioso vedere quanto la moglie del reverendo lodi e reputi un uomo in grazia di Dio chi, poco prima, ha compiuto un tremendo omicidio (pur se a danno di chi ha direttamente manifestato di mandare al diavolo la carità cristiana).

Film dunque strano, esaltato da una fotografia (di Rodrigo Prieto) che avrebbe meritato, come minimo, la nomination all'oscar e da una regia molto attenta a esaltare le location esterne grazie alle tantissime inquadrature in campo lunghissimo.

Si segnala la collaborazione tra Luc Besson (produttore) e il men in black Tommy Lee Jones che torna a dirigere dopo una pausa di quasi dieci anni. I due si erano già ritrovati a lavorare in occasione del western Le Tre Sepolture (2005), unica precedente regia cinematografica di Lee Jones. 

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