Regia di Francesco Patierno vedi scheda film
L’avvocato Dorloni, arrivista e senza scrupoli, viene improvvisamente licenziato dallo studio in cui lavora; riceve però un’interessante proposta da uno studio ancor più importante, quello dell’avvocato Azzesi. Dorloni intreccia una relazione adulterina con la moglie di Azzesi, mentre la moglie di Dorloni, incinta del terzo figlio, è in crisi perché il marito vuole a ogni costo farla abortire. Solo l’inaspettata morte della moglie di Azzesi placherà la situazione.
In questo lavoro Francesco Patierno ricomincia da dove lo avevamo lasciato: l’Abatantuono industrialotto sprezzante e senza scrupoli di Cose dell’altro mondo (2011) diventa qui l’Abatantuono avvocato sprezzante e senza scrupoli che nel nome di un arrivismo sociale proiettato all’infinito sconvolge la vita di un collega molto meno potente, interpretato da Claudio Bisio. Medesime le dinamiche della storia, platealmente indirizzata verso un lieto fine perfino oltraggioso dal punto di vista logico, specie se si considera la forzatura patetico-cristianeggiante del mancato aborto che si trasforma, naturalmente, in una stupenda creatura capace di rasserenare gli animi di tutti i protagonisti e inondarli di felicità nell’inquadratura conclusiva della pellicola. Tratto da un romanzo di Federico Baccomo sceneggiato da quest’ultimo, dal regista e da Federico Favot con la collaborazione di Marco Pettenello, La gente che sta bene è una commedi(ol)a dallo scarsissimo appeal, sostanzialmente già stravista e non esattamente convincente da vari punti di vista, sia contenutistici (la poca originalità, innanzitutto, ma anche l’inconsistenza psicologica dei personaggi) che formali (il film si apre con un monologo ironico di Bisio: quante volte lo abbiamo già visto?). Fra gli altri interpreti si possono segnalare Margherita Buy, Jennipher Rodriguez, Claudio Bigagli, Luis Molteni, Raul Cremona in una delle sue rare particine al cinema e Carlo Buccirosso in una comparsata estremamente godibile, nell’unica sequenza degna di nota di tutto il lavoro per la sua comicità surreale. 3/10.
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