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La gente che sta bene

Regia di Francesco Patierno vedi scheda film

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La recensione su La gente che sta bene

di lorenzodg
6 stelle

La gente che sta bene” (2014) è il quarto film del regista napoletano Francesco Patierno.
    Questo è oggi il ‘cosiddetto’ cinema italiano (medio) sociale più o meno commedia, più o meno invettivo, più o meno storia, più o meno (quasi) niente. Il nostro cinema aspirato a qualche piedistallo di compiacenza si trova (mesto) tra le uscite di fine anno (più o meno giustificate), qualche film di (presunta) lodevolezza ispirata e robe di scrittura altisonante solo nella locandina (di richiamo). Il resto buio assoluto.
    Di ciò che vogliamo manca una ‘grandeur’ di vera scrittura e di sana critica fino in fondo; quello che cerchi di carpire dalle immagini si ferma lì con trovate e trovatine molto lineari, semplici e alla fine alquanto salomoniche. E le prove degli attori paiono non mordere mai, qualche piccola luce, modesti resoconti sulla verve ‘autoreferenziale’ e giocoforza tutto si spegne mediocremente subito. Le ombre del cinema di inchiesta e di forte impatto sociale spaventano ogni tipo di prova registica e la sceneggiatura langue nella compattezza e nel destino rabbrividente di ciò che oggi il Paese non vuole raccontarsi veramente.
    Questo è il nostro cinema oggi: basta prenderne atto. Poca voglia di approfondire, nessuna voglia di descrivere e tanto-nulla di finire il gusto acerbo con banalità, conformismi e luoghi comuni prettamente da subordine pomeriggio televisivo (che per il gusto di precisare è al ribasso come quello di non fare più format di un certo respiro non certamente salottiero da aperitivo indigesto…che è tutto dire…). Che aggiungere a dei prodotti che rimangono prettamente in  superficie senza scandagliare nulla ed avere anche l’onore (sic…) di un certo tipo di produzione ‘culturale’ nel finanziamento (riconoscimenti ad opere di impegno….ecc.  ecc…). Per carità non siamo proprio al minimo ma almeno provarci ed avere la soddisfazione di sfruttare certi attori (Abatantuono e la Buy) che sono in gioco. Per il resto è (quasi) notte fonda: Claudio Bisio regge un po’ la situazione ma il suo ‘personaggio’ rimane inscalfibile (parliamo di quello televisivo) e tutto quello che ha dentro (come finzione) se lo porta fino alla fine non nascondendo magagne recitative e un contorcimento (labile e semplicistico) facciale (sembra quasi riuscirci) fino ad un finale da ‘bisio’ e basta (siamo dalle parti di una pubblicità ‘no-progress’ girata (male) e all’ultimo istante (per i fan dell’attore cinematografico…ma poi ci saranno…). Tutto qui verrebbe da dire. E non è poco per un film di modesta fattura che vuorrebbe riscattare una storia tirata in curva con pretese di altro tipo. Si salva il cinismo di sottofondo, una seconda parte abbastanza diversificata con i volti convinti di un Abatantuono poco sfruttato e una Margherita Buy tenuta troppo in naftalina (poco per rubare la scena a tutti compresi quelli che non fanno parte del cast….).
    Umberto Dorloni (Claudio Bisio) è un avvocato milanese che, infischiandosi di crisi e quant’altro, vive sopra le righe, parla sempre a getto continuo, dimostra sicurezza nello ‘stare bene’ (appunto) ma qualcosa gli va storto. La famiglia e la moglie Carla (Margherita Buy) si allontanano, il lavoro non è così sicuro e quello che arriva (non sembra vero) gli verrà offerto dal potente Patrizio Azzezi (Diego Abatantuono). Basta una firma, un semplice credere di essere il migliore ma una ‘scappatella’ e un icidente d’auto complicano i piani e il sogno di grandezza. Il film è tratto dell’omonimo libro di Federico Baccomo (che ha collaborato alla sceneggiatura).
    Il cinema italiano per ‘sciogliersi’ dal letargo avrebbe bisogno (veramente) di una bella sbornia di scritture non laconiche e di servirsi di attori non di richiamo solo televisivo. In tal modo appare tutto scontato, poco credibile e alquanto ‘fastidioso’ il prodotto. Ad esempio fa mettere le mani nei capelli la scena dell’incontro di Umberto con il maresciallo dei carabinieri (Carlo Buccirosso): la paura dell’avvocato viene…limitata da dati rubati sulla sua identità. Il confronto  si risolve in una farsa mediocre con battute prettamente salottiere e dei volti da ‘barzelletta’. Quel poco che il film aveva costruito si scioglie (e ci voleva poco…) in questa sequenza e …. quella finale nel parco.
    Questo è il nostro cinema (che sconforto ancora scriverlo...). Mi sono (costretto da solo…) voluto far male ma i nomi della Buy e di Abatantuono mi facevano aspirare a qualcosa di più consistente. La regia di Francesco patierno pare seguire con linearità un prodotto convenzionale dove il ‘nudo’ della (bella) moglie Morgana di Patrizio Azzezi (Jennipher Rodriguez)  convince ancor di più che dare il segno per un film di ‘livello’…è un sogno dei dormienti e stanchi. Ps. Che dire di Giacomino (figlio di Umberto) che nel finalino (in posa) ci guarda (come in tv) neanche fosse il DiCaprio in prov(ett)a attoriale…
    Voto: 5/6 (giusto per non essere così severi…e di mezze stelline che non ci sono).

 

 

 

 

 

 

 

 

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